Economia cinese in crisi, ci rimetterà l’Africa?

di Enrico Casale
tecnico cinese in africa

bambini africani con bandierine cinesiQuesta mattina, le contrattazioni alla Borsa cinese sono state temporaneamente sospese per eccesso di ribasso. L’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha riferito che le contrattazioni a Shanghai e Shenzen sono state interrotte dopo che le azioni sono crollate di più del 7%. È la seconda volta questa settimana che questo accade. Lunedì il crollo era stato provocato anche dal dato negativo relativo alla manifattura cinese.

Il crollo dell’economia cinese potrebbe avere gravi ricadute sull’economia africana. Sempre secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, da sette anni il Celeste impero è il primo partner commerciale del Continente nero, con 220 miliardi di dollari di merci scambiate, come Stati Uniti (85 miliardi) ed Europa (137 miliardi) messi insieme. Gli investimenti diretti di Pechino sono aumentati da 500 milioni a 30 miliardi di dollari negli ultimi 15 anni. E, negli ultimi dieci anni, le imprese cinesi hanno portato a termine 1.046 progetti. È forte l’impegno nelle infrastrutture (sono stati realizzati 2.233 chilometri di ferrovie e 3.350 di strade), ma anche nei comparti delle energie rinnovabili (Lesotho, Marocco, Zimbabwe), immobiliare (Ghana), energie tradizionali (Gabon), alimentari (Kenya). Ma l’interesse di Pechino per l’Africa non è terminato. Sarebbero infatti 3.030 i progetti in corso d’opera, con l’utilizzo di circa un milione di tecnici e operai cinesi.

Un ruolo economico importante che si sta trasformando anche in un impegno politico-sociale. La Cina ha deciso di portare a 94 milioni di dollari la cifra stanziata per i progetti di cooperazione, ma ha moltiplicato anche i suoi sforzi diplomatici e militari. Nel 2015 Pechino ha finanziato con 100 milioni di dollari le neonate forze di intervento speciale dell’Unione africana. Non solo ma, per la prima volta nella sua storia, negli scorsi anni ha partecipato anche alla missione militare internazionale contro la pirateria nello Stretto di Aden e, a breve, aprirà una propria base militare a Gibuti, dove saranno stanziati più di quattromila uomini.

La crisi economica che ha colpito in questi giorni l’economia cinese è destinata a mettere in forse questo impegno? Difficile dirlo ora. Ma i leader africani farebbero bene a seguire con attenzione ogni sussulto della Borsa cinese.

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.