03/12/14 – Libia – Almeno 10 morti per razzo su quartiere Bengasi

di AFRICA

 

Dieci persone sono morte e otto sono rimaste ferite da un razzo caduto nella notte nel centro di Bengasi, nell’est della Libia. Lo riferiscono fonti mediche.Undici le vittime secondo l’agenzia egiziana Mena.Fonti militari accusano il gruppo jihadista Ansar al Sharia di aver lanciato il razzo, mirando a un ospedale militare, poi caduto per errore sul quartiere.

Intanto, da Bruxelles, il ministro degli Esteri italiani Paolo Gentiloni, rilancia un appello al dialogo, mentre la diplmazia internazionale sembra affrettare i tempi di fronte al precipitare della situazione libica. Italia, Francia,Germania, Spagna, Regno, Unita, Usa, Onu e Ue hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui annunciano che il 9 dicembre l’inviato dell’Onu ha convocato un nuovo round di colloqui per la formazione di un governo di unità nazionale in Libia. Nella nota si afferma che “prende in considerazione il ricorso a misure aggiuntive” se qualcuno degli attori libici si sottraesse al dialogo. “E’ uno strumento di fortissima pressione” commenta il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni.

I ministri degli esteri dei sei paesi, l’Alto rappresentante Fedica Mogherini e il vicesegretario generale dell’Onu nella dichiarazione esprimono “seria preoccupazione per il deterioramento della situazione in Libia” e accolgono con favore l’annuncio di Bernardino Leon “di convocare il 9 dicembre un nuovo round di colloqui ai quali prenderanno parte attori chiave nel panorama libico”. Sono poi “condannati con forza i recenti episodi di violenza, inclusi gli attacchi aerei, che minano le prospettive per una soluzione negoziata, e hanno evidenziato le terribili sofferenze per tutti in Libia causate dalle continue violenze”. La dichiarazione conclude con “l’appello per una cessazione immediata delle ostilità” e viene “sottolineata la loro volontà, nel caso in cui alcuni attori chiave non dovessero partecipare al processo guidato dalle Nazioni Unite, di prendere in considerazione il ricorso a misure aggiuntive per proteggere l’unità, la stabilità e la prosperità della Libia e per contrastare l’espansione delle minacce terroristiche in Libia e nella regione”. (ANSAmed).

 

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