Una magia ad Hargeisa

di Marco Trovato

La meravigliosa storia di un ospedale pediatrico in Somaliland, nato dalla visione di un medico somalo e cresciuto grazie all’aiuto di professionisti sanitari di Torino. In quasi dieci di attività ha salvato migliaia di vite: neonati, puerpere e donne incinte. Un esempio virtuoso di cooperazione raccontato da uno dei protagonisti: «Oggi, grazie alla telemedicina, curiamo e formiamo medici e infermieri a distanza»

di Piero Abbruzzese*

Non sapevo neanche dove fosse il Somaliland prima che Mohamed Aden Sheikh me ne parlasse. Quel collega medico veniva da Mogadiscio ed era stato ministro prima di essere imprigionato dal dittatore Siad Barre. Uscito di prigione, Mohamed era tornato a Torino – dove aveva studiato medicina – più che mai determinato a sostenere la rinascita del suo Paese. Quando mi ha chiesto di aiutarlo a costruire e gestire un ospedale per i bambini ad Hargeisa, ha visto la mia faccia dubbiosa. «Hargeisa è la capitale del Somaliland: la parte nord della Somalia, regione autonoma e pacifica», mi ha spiegato. «Se costruiamo un ospedale lì, daremo un buon esempio al resto della Somalia, che sarà invogliata a investire nella salute materno-infantile». Il suo sguardo ispirato mi ha convinto.

Abbiamo così avviato il progetto: con tanta voglia e senza un soldo. Ricordo ancora il primo viaggio esplorativo nella regione: abbiamo raggiunto quel posto remoto dopo un lungo viaggio aereo e sei ore di macchina su piste sconnesse. Ricordo la miseria diffusa, le baraccopoli, i bambini che piangevano a vederci perché non avevano mai visto uomini bianchi. Capii subito che c’era da rimboccarsi le maniche. Chiesi aiuto ad amici, colleghi, benefattori.

Cure gratuite

Il 26 gennaio 2013, esattamente un anno dopo la posa della prima pietra, abbiamo aperto l’ospedale pediatrico di Hargeisa. Neanche il tempo di fare il primo ricovero che ricevemmo un allarme dalla nostra ambasciata: c’era il pericolo di un attacco dei miliziani di al-Shabaab. «Meglio che torniate in Italia», ci dissero. Decisi di restare con i colleghi. Da allora nel nostro ospedale abbiamo effettuato centomila ricoveri e salvato tante vite: neonati, puerpere e donne incinte. Bimbi prematuri sottratti alla morte. E poi miriadi di bambini guariti dalla polmonite, dal morbillo, dalla malaria o dalla dissenteria. In questi anni sono transitati di qui decine di medici, infermieri, tecnici volontari. Tutti si sono affezionati a questo posto, lontano da tutto, dove ci si sveglia prima dell’alba con il richiamo del muezzin e si finisce la giornata tardi, esausti e soddisfatti per il lavoro svolto.

Infermiere somale nell’ospedale pediatrico di Harghesia

Le mamme ti sorridono incredule perché curiamo i bimbi gratuitamente, i giovani medici somali imparano rapidamente, i bambini regalano sorrisi prima di essere dimessi. Nel 2018 abbiamo avviato il progetto “Somalia in cammino” diretto dalla Ong italiana Gruppo per le Relazioni Transculturali (GRT) in collaborazione con Terre Solidali Onlus e con il finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). Obiettivi: fornire formazione di qualità al personale socio-sanitario, effettuare visite periodiche nei campi profughi presenti nella regione, avvicinare la popolazione alle cure mediche di base.

Con le nostre équipe mobili ci rechiamo nei due campi di Digaale e di Guinea Conakry. La mattina presto, il nostro team prepara la macchina e carica tutti i medicinali che possono servire. Al solito, sa di trovare circa 40-50 bambini con le loro mamme o zie che hanno un mucchio di problemi, gastrici, intestinali, polmonari, infettivi. Ognuno di loro si presenta con almeno un paio di patologie, quando non di più. E noi ci prendiamo cura di tutti i piccoli pazienti: li pesiamo, li visitiamo, diamo consigli su come nutrirsi e come lavarsi. Somministriamo vitamine e medicine a chi ne ha bisogno. È l’unico servizio medico completamente gratuito ad Hargeisa e lo possiamo assicurare grazie ad Aics. In tre anni abbiamo visitato già più di 3.500 bambini.

Telemedicina

E poi c’è la formazione. In Somalia solo un parto su tre avviene con l’assistenza di un professionista sanitario qualificato, che sia medico, infermiera od ostetrica, e solo il 21% delle nascite avviene all’interno di una struttura sanitaria. Per questo c’è bisogno di fare formazione: dobbiamo aumentare il numero e la preparazione dei sanitari. La pandemia da covid-19 ci ha obbligato a cambiare i programmi. Eravamo partiti per una formazione sul posto, con missioni periodiche e stabili di personale specializzato dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, e ci siamo trovati a un certo punto che non potevamo più entrare in Somalia. A dire il vero non potevamo nemmeno più uscire dall’Italia. Così abbiamo sviluppato la telemedicina per la formazione a distanza.

Allievi infermieri/e beneficiari della formazione a distanza

Non potevamo andare in Somalia per fare formazione? Pazienza, l’avremmo fatta comunque, da qui, con le tecnologie a disposizione e con quelle che ci saremo inventati. In poco tempo abbiamo realizzato un programma di lezioni con medici, primari del Regina Margherita, docenti dell’Università di Torino. Nel frattempo abbiamo sviluppato una piattaforma per gestire in automatico i corsi, i contenuti, i video, gli studenti, i voti, il registro delle presenze e i test. L’ong Grt (Gruppo per le Relazioni Transculturali), capofila del progetto, ci ha dato una mano e tutto il supporto di cui avevamo bisogno, Aics ci ha dato fiducia e coraggio, e sostenuto in questo nuovo percorso. Così siamo riusciti ad andare avanti e assicurare la formazione ai medici e alle infermiere. Non solo, grazie alle nuove tecnologie abbiamo sviluppato anche il teleconsulto, che permette a medici italiani e somali di scambiarsi a distanza pareri e cartelle cliniche elettroniche. Curiamo piccoli pazienti e formiamo professionisti sanitari in Somalia. Senza muoverci dall’Italia. È questa la magia che siamo riusciti a creare ad Hargeisa. È una storia di cooperazione di successo. A raccontarla non posso che sentirmi spettatore meravigliato dei risultati finora ottenuti.

* Il prof. Piero Abbruzzese, autore dell’articolo, ex-direttore del dipartimento di chirurgia Ospedale Infantile Regina Margherita, è responsabile Medico per Terre Solidali Onlus

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