Sudan: Onu, “il Paese è a rischio collasso”

di claudia
Volker Perthes

di Tommaso Meo

Il Sudan andrà verso un collasso economico e di sicurezza” se non si raggiungerà una soluzione politica in fretta, ha detto al Consiglio di sicurezza Volker Perthes, capo della missione Onu in Sudan (Unitams). Nel suo ultimo briefing , Perthes ha parlato delle violenze, delle proteste e delle difficili condizioni economiche che il Paese sta vivendo dopo il colpo di stato del generale Abdel Fattah al-Burhan nell’ottobre 2021.

La presa del potere da parte dei militari ha privato il Paese di un governo funzionante da ormai cinque mesi, dopo la rinuncia da parte dell’ex primo ministro Abdallah Hamdok a guidare un esecutivo tecnico. In assenza di un accordo politico per tornare a un percorso di transizione, la situazione economica, umanitaria e di sicurezza si sta deteriorando, ha sottolineato Perthes. “Il tempo non è dalla parte del Sudan, e oggi vi parlo con un senso di urgenza, che è anche sempre più sentito dalle parti interessate sudanesi preoccupate per la stabilità e l’esistenza stessa del loro Paese”, ha avvertito il diplomatico Onu.

Il Sudan rischia anche di perdere miliardi di sostegno economico. Gli aiuti e i prestiti della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e di altri importanti donatori come gli Stati Uniti sono stati sospesi e continueranno a essere sospesi finché non sarà in vigore un governo funzionale. Il Paese è rimasto tagliato fuori anche dagli investimenti esteri, mentre le esportazioni sono diminuite.

Il 7 marzo, la banca centrale sudanese ha annunciato il cambio flessibile della valuta. Da allora il valore della sterlina sudanese è sceso di oltre il 45% rispetto al dollaro e i prezzi di carburante, generi alimentari e trasporti hanno continuato ad aumentare. Nelle ultime settimane le proteste contro il golpe stanno comprendendo coloro che scendono in piazza contro il deterioramento delle condizioni economiche a seguito del colpo di Stato.

Anche la situazione della sicurezza è peggiorata in tutto il Paese. La criminalità è in aumento e i conflitti tra le comunità del Darfur si sono intensificati, con furti di bestiame, villaggi bruciati e uccisioni ricorrenti. Perthes ha poi parlato delle crescenti tensioni tra e all’interno delle diverse forze di sicurezza, alludendo all’esercito regolare e alla forza paramilitare delle Forze di supporto rapido (Rsf). Questo non ha impedito alle diverse anime delle forze di sicurezza di rendersi protagoniste negli ultimi mesi di una violenta repressione delle costanti e partecipate manifestazioni anti-militari, costata la vita già a 90 persone.

Il Sudan potrebbe precipitare in conflitti e divisioni come si è visto in Libia e in Yemen, ha avvertito Perthes. Per evitarlo tutte le parti interessate dovranno prepararsi a scendere a compromessi nell’interesse del popolo, ha affermato il diplomatico. Tuttavia, Perthes ha notato che nei precedenti colloqui molti degli attori sudanesi hanno sottolineato la gravità della situazione e la necessità di una risoluzione rapida ma solida.

Per questo le Nazioni Unite, insieme all’Unione Africana e l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), hanno deciso di avviare entro due settimane la seconda fase del processo politico per ripristinare un governo civile in Sudan, concentrandosi su un numero limitato di punti urgenti. La prima priorità per i mediatori è raggiungere un accordo sulle disposizioni costituzionali transitorie, comprese la struttura e le funzioni del governo, del parlamento e delle istituzioni giudiziarie. Quindi verranno decisi i modi per scegliere un primo ministro e la sua squadra, concordato un programma di governo e il processo elettorale al termine del periodo di transizione.

Perthes ha sottolineato di aver chiesto ai militari al potere di porre fine alla violenza contro i manifestanti, rilasciare i detenuti politici e revocare lo stato di emergenza per creare un ambiente favorevole al processo politico.

Foto di apertura: fonte Twitter

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