Sudan, due giorni di proteste filo-militari scuotono il Paese

di claudia

Centinaia di manifestanti sudanesi filo-militari si sono radunati ieri nella capitale Khartoum, per il secondo giorno di fila, chiedendo lo scioglimento del governo provvisorio post-dittatura. Lamentano l’instabilità politica e la crisi economica, riportano i media sudanesi e internazionali. I manifestanti domandano che il Consiglio sovrano, l’organismo militare-civile che sovrintende alla transizione, non interagisca più con il governo.

Le proteste arrivano mentre la politica sudanese vive un momento complicato per le divisioni tra le fazioni che guidano la transizione verso la democrazia dopo tre decenni di governo di Omar al-Bashir. Bashir è stato destituito dall’esercito nell’aprile 2019 di fronte alle proteste di massa guidate dalle Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc), un’alleanza civile che è diventata un elemento chiave della transizione.

Le ultime manifestazioni sono state organizzate da una fazione scissionista delle Ffc. I critici affermano che queste proteste sono guidate da membri delle forze armate e di sicurezza e coinvolgono simpatizzanti controrivoluzionari, simpatizzanti dell’ex regime. I manifestanti si sono radunati attorno al palazzo presidenziale dove hanno sede le autorità di transizione, gridando “Un esercito, un popolo” e chiedendo “un governo militare”.

Gli Stati Uniti hanno rimosso il Sudan dalla lista nera degli stati sponsor del terrorismo nel dicembre 2020, eliminando un grosso ostacolo agli aiuti e agli investimenti tanto necessari necessari nel Paese ma il sostegno interno al governo di transizione è diminuito negli ultimi mesi a causa di un duro pacchetto di riforme economiche sostenute dal Fondo monetario internazionale, tra cui il taglio dei sussidi per il carburante e la fluttuazione del valore della sterlina sudanese.

Gli ultimi sviluppi arrivano dopo che il governo ha dichiarato il 21 settembre di aver sventato un tentativo di colpo di stato di cui ha accusato sia gli ufficiali militari che i civili legati al regime di Bashir. Venerdì il primo ministro Hamdok ha avvertito che la transizione sta affrontando la sua crisi “peggiore e più pericolosa”. Sabato il ministro delle finanze, Jibril Ibrahim, si è rivolto alla folla chiedendo le dimissioni del governo.

La fazione principale della Ffc ha affermato che la crisi “è progettata da alcuni partiti per rovesciare le forze rivoluzionarie spianando la strada al ritorno dei resti del precedente regime”. Jaafar Hassan, portavoce della Ffc, ha definito il sit-in pro-militare “un episodio nello scenario di un colpo di stato”. Una  contro-manifestazione per chiedere un pieno trasferimento di poteri ai civili è prevista per giovedì. 

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