Sudafrica – I gesuiti condannano la xenofobia

di Enrico Casale
xenofobia in Sudafrica

“La xenofobia non colpisce solo chi viene attaccato ma condanna l’intero Sudafrica”. Il monito arriva dai gesuiti sudafricani del Jesuit Institute nei giorni in cui è alto l’allarme per le violenze xenofobe che, cominciate a Durban, nel sudest del paese, si sono poi estese ad alcune parti della stessa Johannesburg, come l’area di Jeppestown e il CBD (Central Business District).
Il partito di governo African National congress (Anc) ha condannato l’accaduto parlando di “atti criminali contro i vulnerabili e gli indifesi”, e il presidente della repubblica Jacob Zuma ha definito gli ultimi eventi “inaccettabili”, in un’intervista televisiva, invitando alla “calma”.
Le azioni che hanno portato finora alla morte di sei persone, sostengono da parte loro i gesuiti, “sono vergognose per il popolo del Sudafrica e tradiscono l’intero continente africano”.
“La ferocia dimostrata non è altro che un’attività criminale senza ritegno”, scrivono i religiosi in un comunicato, rivolgendosi alle principali realtà politiche e sociali del paese perché affrontino il problema. Dura la presa di posizione contro il re zulu, Goodwill Zwelithini, autore di affermazioni molto contestate sui lavoratori stranieri. Il sovrano “si è compromesso moralmente”, sostiene il Jesuit Institute, ricordando che idee come quella che gli stranieri sottraggano posti di lavoro alla popolazione locale “non sono sostenute dai fatti”. A nome del sovrano, il principe Thulani Zulu ha espresso nelle ultime ore “ferma condanna” per le violenze.
Un appello particolare – ricordando i valori biblici dell’ospitalità e dell’accoglienza – viene rivolto alle varie confessioni religiose, che avendo “il potere di influenzare, devono usare questa influenza per condannare” i comportamenti xenofobi. Al governo centrale viene invece chiesto “di occuparsi a livello nazionale della xenofobia, in maniera decisiva”, attraverso “educazione, dialogo e altri metodi di coinvolgimento”, sottolineando come questo avrebbe già dovuto essere fatto nel 2008. In quell’anno, un’ondata di violenze contro gli stranieri provocò 62 morti.
(17/04/2015 Fonte: Misna)

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