Semenya non si arrende

di AFRICA
Caster-Semenya-Gold-Coast-2018-by-Mark-Shearman

Caster Semenya prosegue la sua lotta. La campionessa sudafricana di atletica ha fatto ricorso contro la sentenza del Tribunale arbitrale internazionale dello sport (Tas) di Losanna che le imponeva di sottoporsi a cure per diminuire i livelli di ormoni androgeni per continuare a gareggiare tra le professioniste nelle discipline di atletica leggera.

Il ricorso di Semenya, due volte campionessa olimpica negli 800 metri, è stato presentato presso il Tribunale federale, la più alta corte della Svizzera, il Paese in cui ha sede il Tas, la più alta corte sportiva. I suoi avvocati hanno detto che il ricorso ha a che fare con «diritti umani fondamentali»

«Sono una donna e sono un’atleta di livello mondiale. La Iaaf non può drogarmi o fermarmi per quello che sono», avrebbe scritto la specialista degli 800 metri nel suo ricorso.

Già a inizio mese l’atleta sudafricana di 28 anni aveva affermato: «Andrò in pensione a 28 anni? Mi sento ancora giovane, energica. Ho ancora davanti 10 anni o più nelle gare. Non importa come ho intenzione di farlo, ciò che conta è che sarò ancora qui.  Continuerò a fare quello che so fare meglio». Dichiarazione rilasciata subito dopo aver vinto il Doha Diamond League, l’ultima gara prima che entrassero in vigore le nuove regole.

Così come Semenya, anche le medaglie di bronzo e argento negli 800 alle Olimpiadi di Rio nel 2016, Francine Niyonsaba (Burundi) e Margaret Wambui (Kenya), sono state riconosciute atlete con iperandrogenismo.

«Le donne con variazioni di intersessualità hanno lo stesso diritto alla dignità e al controllo sui loro corpi delle altre donne; è profondamente deludente che il Tribunale arbitrale dello sport validi regole che sono in conflitto con gli standard internazionali sui diritti umani», fu la reazione a inizio mese di Liesl Gerntholtz, vicedirettrice esecutiva del Programma di Human Rights Watch e direttrice esecutiva della divisione Donne, quando ci fu l’annuncio che Tas aveva convalidato le nuove regole della Iaaf, la Federazione internazionale di atletica leggera, sull’iperandrogenismo.

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