Ricominciamo dalla scuola – editoriale Africa n°3-2018

di AFRICA

di Marco Trovato

«I nostri studenti sono tutti quasi italiani e nessuno è disabile», si vantava un liceo classico romano. «I nostri hanno per tradizione una provenienza sociale più elevata rispetto alla media», rispondeva un ginnasio milanese. Così, pochi mesi fa, due istituti scolastici pubblici si autopromuovevano sul portale Scuola in Chiaro (uno strumento creato dal ministero dell’Istruzione per aiutare nella scelta della scuola confrontando le diverse opzioni). Altri presidi si vantavano di «non avere nomadi (zingari) nelle classi», altri ancora si compiacevano dell’«assenza di stranieri o di studenti con condizione socio-economica e culturale non elevata».

Le frasi shock hanno suscitato indignazione, solo l’intervento di censura della ministra ha placato le polemiche. La scuola dovrebbe preoccuparsi di promuovere l’inclusione dei soggetti svantaggiati, di favorire l’integrazione. Non possiamo permettere che razzismo e intolleranza si insinuino tra i banchi, e a partire “dall’alto”.

Nelle settimane scorse la nostra rivista è entrata nel mondo della scuola italiana. Lo ha fatto su invito di insegnanti che hanno aderito a un progetto interdisciplinare, reso possibile dal sostegno di Brussels Airlines, volto a promuovere la conoscenza del continente africano. Un tentativo di decostruire i pregiudizi, un invito a guardare all’Africa con occhi nuovi. Abbiamo già tenuto un buon numero di incontri: in “blasonati” licei, in istituti professionali delle periferie più problematiche, in scuole di provincia occupate o autogestite. Dappertutto abbiamo trovato platee interessate e curiose. Ci siamo confrontati sui temi di attualità che scuotono e disorientano l’opinione pubblica: il fenomeno migratorio e il terrorismo di matrice jihadista (temi non collegati tra loro). Ma abbiamo conversato anche di musica rap, startup, moda, campioni di atletica… storie di riscatto, creatività, imprenditorialità. Lezioni interessanti, credo, per tutti. Sicuramente per me. Un’iniziativa da riprendere, e coinvolgendo intellettuali, artisti, attivisti africani.

Perché l’Africa (quasi ignorata dai programmi) ha bisogno di una nuova narrazione. Il grado di maturità di una società si misura dalla sua capacità di rapportarsi a ciò che è diverso per origine, cultura, religione. Noi continueremo a dare il nostro piccolo contributo nel cercare di decifrare le notizie che provengono dall’altra sponda del Mediterraneo. Ma il lavoro più importante, la responsabilità più grossa, grava sulle spalle dei docenti. Avrebbero bisogno di sostegno e stimoli da parte delle istituzioni, di maggiori opportunità di formazione, di corsi di aggiornamento. C’è bisogno, soprattutto, che sia rinsaldato il patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia. «Sa com’è complicato parlare in classe di accoglienza, dialogo, ius soli, società multiculturale, quando ogni giorno nelle case si alimentano paure e pregiudizi verso gli immigrati», mi ha confessato un’insegnante affranta. Ai suoi occhi l’Africa non è più un continente lontano ma la sua classe, composta per metà da alunni dalla pelle scura.

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