Ribelli alle porte di Goma nel nord-est del Congo, colloqui di pace a Nairobi

di claudia

di Angelo Ferrari

I ribelli avanzano verso Goma e domani, 21 novembre, dovrebbero riprendere i colloqui di pace, a Nairobi, per porre fine alle scorribande delle fazioni armate nel nord-est della Repubblica democratica del Congo (Rdc).

I ribelli dell’M23, domenica scorsa, nelle vicinanze di Goma, capoluogo del Nord Kivu con oltre un milione di abitanti, hanno affrontato l’esercito congolese in un’ennesima offensiva dopo che alla fine del 2021 hanno ripreso le armi, accusando il governo di Kinshasa di non aver rispettato gli accordi di reintegro dei suoi miliziani nell’esercito regolare.

Tutto questo sta facendo crescere la tensione tra l’Rdc, dove operano i ribelli, e il vicino Ruanda, accusato da Kinshasa di sostenere questo gruppo anche militarmente. Per queste ragioni, a Nairobi il 21 novembre, si aprirà una sessione del dialogo di pace tra le parti. L’annuncio è stato dato attraverso un comunicato stampa dalla Comunità degli Stati dell’Africa orientale (Eac). Nella nota, tuttavia, non vengono specificati né i partecipanti né la durata delle discussioni.

“Ci stiamo svegliando per combattere questa (domenica) mattina. Le nostre forze si scontrano con l’M23 a Mwaro. Ma siamo riusciti a respingere il nemico dalla parte di Gikeri”, ha detto un ufficiale dell’esercito. “Attualmente sono in corso combattimenti a Mwaro, dove il nemico ci ha attaccato”, ha confermato una fonte della sicurezza. Un’altra fonte ha affermato che la situazione era complessa, con combattenti dell’M23 uccisi “in massa” ma anche morti dell’esercito congolese.

Scontri mortali sono durati fino a domenica sera a Kibumba, un’altra località situata a una ventina di chilometri da Goma, secondo residenti e funzionari della sicurezza. In una dichiarazione, sabato scorso, il gruppo ribelle ha accusato l’esercito congolese di aver compiuto “barbari bombardamenti” in aree densamente popolate, uccidendo 15 civili, tra cui due bambini. Difficile, tuttavia, avere conferme indipendenti su questi “presunti” avvenimenti, perché la pericolosità dell’area non consente un accesso sicuro. 

Intanto, aumentano le iniziative diplomatiche nel tentativo di risolvere il conflitto. Il presidente dell’Angola João Lourenço, alla guida della Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi (Cirgl), ha incontrato venerdì il suo omologo ruandese Paul Kagame, quindi il giorno successivo il capo di Stato congolese Félix Tshisekedi.

Il facilitatore della pace della Rdc orientale per l’Eac, l’ex presidente del Kenya Uhuru Kenyatta, è arrivato domenica a Kinshasa per una visita di due giorni. Il capo di stato burundese, Évariste Ndayishimiye, avrebbe dovuto, secondo il comunicato stampa dell’Eac, “partecipare ai colloqui”. Un funzionario burundese, che ha chiesto l’anonimato, ha detto lunedì alla France Presse che Ndayishimiye, tuttavia, non si sarebbe recato a Kinshasa. 

I primi soldati keniani – circa un centinaio – sono intanto arrivati ​​a Goma sabato scorso come parte di una forza regionale dell’Africa orientale, che dovrebbe comprendere anche soldati del Burundi, dell’Uganda e del Sud Sudan. Il parlamento keniota mercoledì ha approvato l’invio di 900 soldati nella Rdc orientale, che è afflitta dalle scorribande di gruppi armati – se sono stati censiti più di un centinaio – per quasi tre decenni.

m23

In questa occasione, il tenente colonnello keniota Dennis Obiero ha detto ai giornalisti che la loro missione era di “svolgere operazioni offensive” insieme alle forze congolesi e aiutare le milizie a disarmare. Un rapporto confidenziale delle Nazioni Unite indica il coinvolgimento del Ruanda con l’M23. Anche fonti degli Stati Uniti hanno parlato di aiuto dell’esercito ruandese all’M23. Kigali nega e accusa, per contro, la Rdc – che smentisce a sua volta – di collusione con le Fdlr (Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda), movimento di ribelli hutu ruandesi, alcuni dei quali coinvolti nel genocidio dei tutsi del 1994 in Ruanda. 

Secondo l’Onu, i recenti combattimenti hanno causato lo sfollamento di almeno 188mila persone, mentre non vi è un dato preciso sul numero di morti civili. Esattamente 10 anni fa, nel novembre-dicembre 2012, i ribelli dell’M23 occuparono Goma per dieci giorni, prima di essere sconfitti l’anno successivo dall’esercito congolese e dalle forze di pace.

Dopo anni di inattività, hanno ripreso le armi alla fine del 2021, sostenendo che la Rdc non aveva mantenuto la promessa di integrarli nell’esercito. Nelle ultime settimane, l’M23 ha ottenuto una serie di vittorie e ha aumentato notevolmente il territorio che controlla. 

Non è solo il Nord Kivu in balia dei ribelli, ma tutto l’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) che vive nella perenne instabilità per i continui attacchi dei ribelli che infestano tutta quella parte del paese. Anche all’inizio di settembre la provincia dell’Ituri è stata teatro di attacchi da parte di un altro gruppo ribelle, le Forze Democratiche Alleate (Afd), una milizia ugandese attiva nella Rdc dagli anni Novanta e che ha giurato fedeltà all’Isis.

Anche in questo caso l’esercito regolare è intervenuto, ma ormai era troppo tardi, dimostrando la sua inefficienza contro i gruppi armati. L’Adf compie frequenti incursioni mortali nei villaggi nell’est del paese, nonostante le operazioni congiunte degli eserciti congolese e ugandese.

I colloqui di pace hanno anche lo scopo, non dichiarato, di scongiurare l’allargamento del conflitto, che potrebbe coinvolgere direttamente i due stati confinanti, Repubblica democratica del Congo e Ruanda.

Angelo Ferrari – Agi

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