Rd Congo oggi al voto, spicca il duello tra Tshisekedi e Katumbi

di claudia
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di Céline Camoin

Sono 19 i candidati in lizza alle elezioni presidenziali di oggi nella Repubblica Democratica del Congo, ma fondamentalmente gli osservatori evidenziano un duello tra il presidente uscente, Felix Tshisekedi, in cerca di un secondo mandato, e Moise Katumbi, personaggio chiave della politica congolese contemporanea che più volta ha dovuto vedersela con problemi giudiziari dopo aver voltato le spalle alla maggioranza presidenziale.

Quasi 44 milioni di elettori, su una popolazione di circa 100 milioni di abitanti, sono chiamati alle urne questo 20 dicembre anche per eleggere deputati nazionali e provinciali nonché consiglieri comunali.

Il capo di Stato uscente, 60 anni, cerca un secondo mandato di cinque anni di fronte a un’opposizione frammentata, che non è riuscita a mettersi d’accordo su un candidato comune. Un giorno prima del voto e dopo diversi ritiri, sono rimasti 18 candidati oltre a Tshisekedi, che ha tenuto il proprio comizio conclusivo lunedì nel parco Santa Teresa di Ndjili a Kinshasa, la capitale dell’immenso e tormentato Paese.

Tra gli aspiranti successori troviamo il grande sconfitto delle ultime elezioni, Martin Fayulu Madidi, una new entry, il noto medico e attivista Denis Mukwege, gli ex primo ministro Adoplhe Muzito e Matata Ponyo Mapon, ma è l’ex governatore del Katanga, l’uomo d’affari Katumbi, a suscitare maggiore attenzione.

Dal Belgio, ex potenza coloniale, il giornalista Hubert Leclerc sul quotidiano La Libre torna sulla feroce rivalità tra i due che ha segnato questa campagna elettorale. “Dall’annuncio della convalida della candidatura di Moise Katumbi da parte della Corte Costituzionale il 30 ottobre, non c’erano dubbi che questa campagna si sarebbe conclusa con uno scontro tra l’ex governatore del Katanga e il presidente uscente. I due uomini si conoscevano, andavano d’accordo – forse si piacevano – per qualche tempo quando si trovarono in opposizione a Joseph Kabila, prima di farsi a pezzi il giorno dopo la nomina di Martin Fayulu come candidato congiunto dell’opposizione, l’11 novembre 2018 a Ginevra”, ricorda.

Secondo la stessa fonte, Katumbi, impossibilitato a partecipare alle elezioni del 2018, questa volta ha colpito forte “durante un tour” degno di una rock star. “Il candidato numero 3 ha giocato in modo equilibrato; contatto fisico, anche a costo di mettersi in pericolo, mentre gli avversari hanno preferito essere lasciati in fondo al podio. La comunicazione ha funzionato. Le immagini di queste maree umane hanno messo fuori combattimento i suoi avversari, costringendo addirittura il candidato alla presidenza a rivedere più volte il marketing della sua campagna”, secondo Leclerc.

Considerato il passato politico violento del Paese, dove le elezioni del 2018, sebbene fortemente contestate, hanno segnato la prima alternanza pacifica, la campagna elettorale si è svolta in una relativa calma, osserva Radio Okapi.

Tuttavia, l’Ong Human Rights Watch ha messo in guardia lo scorso fine settimana dalla violenza elettorale che “rischia di compromettere lo svolgimento del voto”. Dall’inizio di ottobre, Hrw afferma di aver documentato scontri tra sostenitori di partiti rivali.

Solo pochi giorni fa, Sadiki Espoir Ndabuye e Joseph Kasongo Tshomba, due candidati alle legislative, sono stati uccisi  Sud e nel Nord Kivu, province orientali

C’è grande preoccupazione anche in vista dei “discorsi d’odio” pronunciati durante la campagna, che aumentano il rischio di violenza tra le comunità, espressa  persino da Bintou Keita, la responsabile della missione  dell’Onu, la Monusco.

Il clima della campagna è stato avvelenato dalla situazione di sicurezza nell’est del Paese, che da due anni vive un picco di tensione con la recrudescenza della ribellione M23 sostenuta dal vicino Ruanda. Tshisekedi ha infatti promesso che farà la guerra al Ruanda se sarà rieletto e se “i nostri nemici continuano ad agire di modo irresponsabile”, ha detto.

I combattimenti si sono calmati da circa una settimana, ma i ribelli continuano a occupare ampie fasce di territorio nel Nord Kivu, dove i residenti saranno privati ​​del voto.

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