di Céline Camoin
La repressione contro le Forze democratiche alleate (Adf) nella Repubblica Democratica del Congo ha indebolito il gruppo ma non ridotto la minaccia, spingendolo in aree meno sorvegliate e aumentando gli attacchi ai civili.
La repressione armata contro le Forze democratiche alleate (Adf), uno dei numerosi gruppi armati attivi in Repubblica Democratica del Congo, ha avuto un successo molto relativo: indebolita e costretta a muoversi, la milizia di origine ugandese ha agito in modo ancora più aggressivo contro i civili: uccisioni, rapimenti, saccheggi e attacchi mirati al personale e alle strutture mediche. Lo deplorano gli esperti dell’Onu incaricati di monitorare la situazione della Rdc, in un capitolo del loro ultimo rapporto semestrale, dedicato al gruppo Adf in Nord-Kivu e in Ituri, due province nel nord-est del Paese.
Il 20 maggio 2024 è stata rilanciata la quarta fase dell’operazione congiunta delle forze armate della Repubblica democratica del Congo (Fardc) e delle forze di difesa popolare dell’Uganda (Udpf), l’operazione Shujaa, che era stata avviata nel novembre 2023. Questa ultima fase ha avuto un successo maggiore rispetto al passato, con diversi capi del movimento uccisi, bastioni distrutti e la possibilità di far fuggire molti ostaggi. Tuttavia, “l’operazione Shujaa non ha ridotto la minaccia per la popolazione, ma l’ha piuttosto spinta più a ovest, in aree in cui la presenza delle forze di sicurezza statali era minima”, scrivono gli autori del rapporto.
Il riposizionamento strategico delle Adf, essenziale per la sua sopravvivenza, ha portato a una notevole espansione della sua presenza territoriale nell’Ituri e nel Nord Kivu. “La maggior parte dei campi Adf si trova ora nella provincia dell’Ituri”. Il gruppo di esperti dà precisazioni sulle strategie di sopravvivenza del gruppo armato e sulle innovazioni tecnologiche, come l’uso delle comunicazioni satellitari e i test con droni commerciali dotati di esplosivi.
Dal giugno 2024 le Adf hanno causato la morte di oltre 650 civili in attacchi nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri. Il mese di giugno è stato il mese più cruento mai registrato, con più di 200 civili uccisi nella regione di Beni e nel territorio di Lubero, principalmente dall’unità guidata da Ahmad Mahmood Hassan, detto Abwakasi.

Nonostante le voci insistenti sulla cattiva salute del capo delle Adf, Seka Baluku, gli ostaggi e i combattenti catturati indicano che era attivo ed esercitava un fermo controllo su Abwakasi e altri comandanti. Apparentemente indossava un giubbotto esplosivo, con l’intenzione dichiarata di farsi esplodere se catturato. Il suo successore designato è il suo attuale braccio destro, Seka Umaru.
Il rapporto rivela inoltre che l’organizzazione terroristica dello stato islamico si è interessato maggiormente alle attività delle Adf nell’est della Repubblica Democratica del Congo. A partire da giugno 2024, il numero di attacchi Adf rivendicati dall’Isis è aumentato in modo significativo rispetto ai mesi precedenti (111 tra il 2 giugno e la fine di ottobre). Il tempo necessario per rivendicare la responsabilità di un attacco è diminuito in modo significativo, passando da giorni a 24 ore. Questa tendenza suggerisce una migliore collaborazione tra l’Isis e le Adf, nonché una comunicazione più rapida e diretta.
Il 2024 è stato segnato da tentativi di accordo, falliti, tra le Adf e l’M23, altro gruppo armato in aperto conflitto nel Nord-Kivu.
In questo contesto si inserisce la notizia emersa nei giorni scorsi secondo cui sarebbero almeno 45 i civili uccisi dai ribelli del gruppo Adf a Muhangi, a circa cento chilometri dal centro di Lubero, nel Nord Kivu, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo in un attacco la scorsa settimana. Si tratta di un nuovo bilancio aggiornato da fonti della società civile che progressivamente hanno scoperto i cadaveri.
Nella regione regna una situazione di psicosi, con molti civili in fuga. In preda al panico, gli abitanti delle altre località situate a ovest del gruppo Bulengya hanno iniziato a svuotare le loro case per cercare rifugio a Vusamba, Musienene, Musimba, Kyambogho, Kimbulu e nella città di Butembo, riferisce Radio Okapi.
L’attacco delle Adf è stato particolarmente cruento. I miliziani hanno ucciso le loro vittime a colpi di machete.
La popolazione chiede alle autorità di prestare la stessa attenzione alla minaccia delle Adf che a quella della ribellione del M23, che continua a scontrarsi con le forze armate congolesi e le loro milizie alleate. Nel fine settimana ci sono stati combattimenti nel territorio di Masisi e in direzione del Sud-Kivu.