Quando è l’Africa a produrre le armi

di Enrico Casale
blindato sudafricano

di Lorenzo Pedullà
Con 16 miliardi di munizioni prodotte ogni anno in Africa, ci sono armi e proiettili a sufficienza per uccidere due volte ogni uomo, donna, e bambino sul pianeta. Le stime ci indicano che nel continente sono presenti più di 100 milioni di armi leggere, specialmente attorno al Corno in Paesi come Somalia, Etiopia e Sudan del Sud. Cifre precise sono impossibili da ottenere perché nell’area è fiorente la produzione e la vendita illegale di armi.

Fucili di tipo Ak-47, in alcuni di questi paesi, possono essere comprati nei mercati pubblici al prezzo di un sacco di farina o di un pollo. In molti si sono chiesti da dove vengano tutte queste armi, e per molto tempo la risposta è stata Cina o Ex-Unione Sovietica.

Tuttavia, negli ultimi decenni, molti Paesi africani hanno iniziato a produrre le proprie armi autonomamente. Molte di queste aziende sono cresciute fino a diventare veri colossi dell’industria, in grado di vendere i propri prodotti anche in America o Europa. La maggior parte delle industrie si trovano nell’area subsahariana, a centro-sud del continente, in paesi relativamente stabili (come il Sud Africa) o coinvolti in conflitti (come Sudan o Nigeria). Il desiderio di questi paesi di dotarsi di una propria industria bellica nasce da esigenze commerciali o militari.

Nel 1968 apre la Armament Corporation of South Africa (Armscor), azienda proprietà dello Stato sudafricano produttrice di armi, esplosivi, mezzi corazzati, navi, aerei e strumenti di comunicazione. Nonostante un calo della produzione dopo la fine dell’apartheid, la Armscor è avanzata in aree chiave come quella dei veicoli blindati leggeri e dei missili anticarro. I prodotti Armscor vengono venduti in Svezia, Stati Uniti, Cina e Zambia. La Armscor utilizza tecnologie moderne e per questo è riuscita a guadagnarsi una fetta del mercato occidentale.

In Sudan, invece, la Military Industry Corporation (Mic), dal 1993 produce armi e veicoli utilizzando tecnologie sviluppate durante la guerra fredda. Ciò permette all’azienda di abbassare il prezzo dei prodotti e di aumentare le vendite in aree povere del mondo come Africa, Medio Oriente e Asia. Fuori dalla capitale del Paese, la Mic ha tre stabilimenti costruiti grazie all’aiuto di finanziamenti cinesi.

La Armscor e la Mic sono probabilmente le uniche due industrie belliche africane abbastanza sviluppate da poter vendere i propri prodotti all’estero. Tuttavia, ci sono molte altre aziende che, lavorando a livello locale, riescono comunque ad armare interi eserciti. Molte di queste industrie sono proprietà di governi e hanno una produzione limitata ad armi leggere e munizioni.

La Kenya Ordnance Factories Corporation (Kofc), sotto il controllo del Ministero della Difesa, è un’azienda specializzata nella produzione di munizioni per armi leggere. La fabbrica riesce a produrre fra 20.000 e 60.000 proiettili al giorno, anche se il consumo annuale nel Paese è solo di due milioni all’anno. La fabbrica produce tre tipi di munizioni: 9x19mm, 7.62x51mm e 5.56x45mm. Nessuna di queste munizioni è però in grado di essere utilizzata sul fucile AK-47, il più popolare della regione, che viene prodotto da più di mezzo secolo dalla Defense Industry Corporation (Dic), aperta nel 1964 dal governo nigeriano.

Altre industrie degne di nota sono la Windhoeker Maschinen Fabrik (Wmf) e la Zimbawe Defense Industry (Zdi). La Wmf, sotto controllo delle forze armate della Namibia, produce veicoli corazzati dal 1977, non solo per l’utilizzo nazionale ma anche per essere esportati. L’azienda fa parte di un gruppo guidato dalla August 26 Holding Company, un’azienda produttrice di radio, uniformi e macchinari agricoli, sotto il controllo del Ministero della Difesa.

La Zdi invece, è una azienda di proprietà dello Zimbabwe che produce armi leggere, munizioni, mine e veicoli corazzati leggeri. Fu fondata nel 1984 e i suoi prodotti parteciparono a molti conflitti nell’area. Per molto tempo vendette i suoi prodotti fuori dal paese in Angola, Congo, Sri Lanka e Cina. Dopo la crisi dello zimdollar del 2014, l’azienda ha calato la produzione e ha smesso di esportare i propri prodotti.

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