Nigeria, urne aperte tra le violenze

di Enrico Casale
elezioni in nigeria

Una serie di esplosioni ha scosso la città nord-orientale nigeriana di Maiduguri, proprio prima dell’apertura dei seggi per le elezioni presidenziali e legislative. La città è stata spesso colpita da attentati del gruppo jihadista Boko Haram. Le esplosioni sono state udite dai residenti intorno alle 6.00 e le cause al momento sono ignote. Secondo quanto riporta «The Guardian», la città è stata attaccata da sospetti militanti islamisti e centinaia di persone sono in fuga.

Oggi 83 milioni di nigeriani, gran parte dei quali di età inferiore a 35 anni, sono chiamati alle urne in un clima di tensione dopo il rinvio a sorpresa di una settimana fa per problemi logistici, deciso dalla Commissione elettorale (Inec) poche ore prima dell’apertura dei seggi in programma il 16 febbraio.

Dovranno scegliere i membri del Parlamento e il presidente per i prossimi 4 anni. Si prevede un testa a testa tra il presidente uscente, Muhammadu Buhari, 76 anni, leader del Congresso di tutti i progressisti (Apc), e il suo principale sfidante, l’imprenditore del settore petrolifero Atiku Abubakar, 72 anni, alla guida del Partito democratico popolare (Pdp) di centro-destra.

I programmi dei due contendenti non sono poi così differenti l’uno dall’altro. Per entrambi è prevista la lotta alla corruzione, un impulso alla crescita economica – la Nigeria è la principale economia del continente africano, dopo quella del Sudafrica. Poi, la lotta alla disoccupazione e alla povertà, che sono diffusissime e la lotta per una maggiore sicurezza del Paese. Ricordiamo che la regione nordorientale del Borno continua a essere minacciata dalle formazioni jihadiste di Boko Haram. Parallelamente, al sud, c’è una crescente instabilità legata all’insoddisfazione delle popolazioni del delta del Niger.

Oltre ai programmi simili, anche le figure dei candidati sono simili. In passato di solito si confrontavano un candidato del nord della Nigeria, abitato da popolazioni musulmane che subiscono anche un’influenza dalla parte araba del Sahel, e le popolazioni nero africane solitamente cristiane o animiste del sud. In questo caso invece i due candidati sono entrambi del nord e appartengono entrambi alla stessa etnia, i fulani, che sono una popolazione nomade del nord che è molto diffusa anche in altri Stati della fascia saheliana.

Provenienti dal sud della Nigeria sono invece i due candidati alla vicepresidenza, rispettivamente Yesi Osinbajo, molto popolare tra i giovani e già con esperienza di governo quando il Presidente Buhrani è stato assente quando si trovava a Londra per problemi di salute, e Peter Obi, imprenditore cattolico noto per la sua integrità e per le sue lotte contro la corruzione.

La speranza è che questo processo elettorale arrivi a buon fine e che confermi e ribadisca la natura democratica delle attuali istituzioni nigeriane. È chiaro che le incognite sono molte, soprattutto legate all’insicurezza. Quella di Boko Haram è una minaccia seria. Sebbene sia stato dato più volte per vinto, il movimento jihadista è in realtà ancora molto attivo e preclude intere zone del nordovest. Un’altra grossa minaccia, che si è riaffacciata negli ultimi tempi è il possibile insorgere dell’indipendentismo del Biafra, una regione del sudest molto ricca e da sempre insofferente al potere centrale.

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