Maurizio Ambrosini ▸ L’immigrazione nel “Contratto di governo”

di Pier Maria Mazzola

Uscite a effetto e qualche promessa anche interessante, ma fumosa e contorta.

– Come era prevedibile, nel contratto del futuro governo giallo-verde voluto dagli elettori italiani, le promesse sui temi dell’immigrazione non mancano. Particolarmente loquace appare il capo della Lega Matteo Salvini, mentre i partner pentastellati a traino confermano di condividere un’impostazione ostile verso gli immigrati, pur con qualche soprassalto di senso umanitario per non dispiacere ai militanti “di sinistra”.

Vediamo qualche uscita a effetto, nella consapevolezza che nulla è ancora ufficiale. Salvini ha promesso di tagliare la spesa per l’accoglienza dei richiedenti asilo di 2,5 miliardi, e nello stesso tempo di rimpatriare centinaia di migliaia di irregolari, oltre che di assumere nuovo personale per le commissioni che valutano le domande di asilo. Qui la questione è in prima battuta quella della fattibilità: espulsioni e commissioni costano. Ma soprattutto ridurre l’accoglienza a persone che sono fino a prova contraria sotto la protezione dello Stato viola diritti umani fondamentali. Né si vede a che cosa servirebbe togliere loro istruzione, assistenza sanitaria, cibo, posti letto. Ci si dovrebbe domandare se la sicurezza delle nostre città ne trarrebbe giovamento.

Su altri temi l’accordo di governo vorrebbe istituzionalizzare la discriminazione: «Sgravi per gli asili nido limitati alle sole famiglie italiane», come se i bambini degli immigrati avessero meno diritti. Su una misura del genere è quasi certa la bocciatura della Corte Costituzionale, ma occorreranno anni.

Forse però le promesse più interessanti sono le più fumose e contorte. Sulle ong in mare, Salvini aveva parlato di chiuderle tutte, mentre Di Maio aveva formulato una classica teoria del complotto pentastellata spiegando che le ong in mare alimentavano l’accoglienza gestita dalle mafie a terra. Di questi fuochi d’artificio è rimasto nell’accordo l’impegno a chiedere la «verifica delle clausole dell’approdo delle navi umanitarie nei porti italiani». Non è che sia una svolta decisiva. Qui si comincia a intravedere la distanza tra le campagne elettorali e la gestione dei problemi, tra le sparate da talk show e le responsabilità di governo, tra gli annunci roboanti e la drammatica realtà con cui confrontarsi. Dissipato il fumo delle sparate, resta l’odio fomentato con leggerezza e il discredito gettato su chi salva le vite degli altri in mare.


Maurizio AmbrosiniMaurizio Ambrosini. Docente di Sociologia delle Migrazioni nell’Università degli Studi di Milano, insegna anche nell’Università di Nizza. È responsabile scientifico del Centro Studi Medì di Genova, dove dirige la rivista Mondi Migranti e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni.

 

 

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