Mali, il governo vieta le attività delle Ong francesi con effetto immediato

di claudia
Abdoulaye Maiga

Il governo di transizione del Mali ha deciso ieri di vietare, con “effetto immediato”, tutte le attività delle Ong che operano nel Paese con finanziamenti o con il supporto materiale o tecnico della Francia, anche in campo umanitario. Lo ha comunicato il primo ministro ad interim, il colonnello Abdoulaye Maiga, in una dichiarazione ripresa dai media locali.

La reazione del governo maliano fa seguito alla decisione della Francia di sospendere l’assistenza ufficiale allo sviluppo (Aps) al Mali. “Di fronte all’atteggiamento della giunta maliana, alleata con i mercenari russi di Wagner, abbiamo sospeso la nostra assistenza ufficiale allo sviluppo del Mali”, ha dichiarato nei giorni scorsi il Quai d’Orsay.

“Il governo di transizione ha preso atto dell’annuncio fatto dalla Francia, il 16 novembre, delle seguenti misure: la sospensione dell’aiuto pubblico allo sviluppo al Mali, sulla base della cooperazione militare russo-maliana e dei rischi di appropriazione indebita di questo aiuto, la concessione diretta alle Ong francesi dei fondi messi a disposizione nel quadro dell’azione umanitaria della Francia in Mali”, ha da parte sua detto il colonnello Abdoulaye Maiga.

La transizione maliana ribadisce che “queste affermazioni fantasiose sono prive di qualsiasi fondamento e considera questo annuncio della Francia come un non evento” ricordando che “questa dichiarazione è solo un sotterfugio destinato a ingannare e manipolare l’opinione pubblica nazionale e internazionale a scopo di destabilizzazione e isolamento del Mali”.

Infatti, ha proseguito Maiga, “dal febbraio 2022, la Francia ha notificato per via diplomatica la sospensione della sua cooperazione allo sviluppo con il Mali”, prima di ricordare che nel “quadro della Rifondazione dello Stato, il colonnello Assimi Goïta, presidente della Transizione, ha definito tre principi, vale a dire: il rispetto della sovranità del Mali, il rispetto delle scelte dei partner e delle scelte strategiche fatte dal Mali e la considerazione degli interessi vitali del popolo maliano nelle decisioni”.

“In applicazione di questi principi, questa decisione della Francia, presa a febbraio, non suscita alcun rammarico, soprattutto perché contribuisce al ripristino della nostra dignità, disprezzata da una giunta francese specializzata, da un lato, nel concedere aiuti disumanizzanti al nostro popolo e utilizzati come strumento di ricatto del governo, e dall’altro nel sostenere attivamente i gruppi terroristici che operano sul territorio maliano”, ha sottolineato il colonnello Abdoulaye Maiga.

Inoltre, il governo di transizione invita “il popolo maliano a mantenere la calma e a sostenere le Autorità di transizione nella loro nobile missione di ricostruzione dello Stato e di lotta senza quartiere contro i gruppi terroristici”.

Le tensioni tra Parigi e Bamako si sono intensificate dopo l’espulsione dell’ambasciatore francese in Mali, Joël Meyer, alla fine di gennaio, a causa delle dichiarazioni ritenute offensive del ministro dell’Europa e degli Affari esteri, Jean-Yves Le Drian, sulla cooperazione militare con la società paramilitare russa Wagner.

Il Mali si è riservato il diritto di diversificare i propri partner in tutti i settori, compreso quello militare. 

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