Le milizie congolesi si arricchiscono col contrabbando

di Enrico Casale
contrabbando avorio

contrabbando avorioChi ama e conosce l’Africa lo sapeva da tempo. Ma ieri è arrivata la conferma ufficiale. Un rapporto dell’Onu stima che nella Repubblica Democratica del Congo il contrabbando di avorio, carbone, legname, oro e prodotti legati allo sfruttamento della fauna renda un miliardo e 200mila euro. Fondi che sono realizzati attraverso una rete di contrabbando internazionale che coinvolge numerose organizzazioni criminali e finanzia almeno 25 dei 49 gruppi armati che operano nel Paese. Per queste milizie è fondamentale il controllo del territorio. È ovvio, spiegano i funzionari delle Nazioni Unite, che tutte le risorse utilizzate per finanziare la guerra non vengono impiegate per l’educazione, gli ospedali, le infrastrutture necessarie allo sviluppo delle comunità locali.

L’oro, secondo l’Onu, renderebbe circa 120 milioni di euro. La parte maggiore di questi fondi finisce in mano a gang criminali. Si stima però che circa 13 milioni finiscano in mano alle milizie che li utilizzano per acquistare armi. Spesso, secondo i funzionari dell’Onu, sono le stesse organizzazioni criminali a fomentare gli scontri tra fazioni per evitare che una milizia diventi troppo forte e monopolizzi l’estrazione. Lo stesso sistema viene adottato per rame, cobalto, diamanti, casserite e uranio.

A rimetterci sono anche gli animali. Molte milizie tagliano infatti gli alberi per ricavarne legname prezioso o per bruciare gli alberi e ricavarne carbone. Così però si distrugge l’habitat dei gorilla di montagna. Ciò avviene soprattutto nella zona del Parco nazionale del Virunga, dove molti ranger sono morti proprio per evitare questo commercio. Triste sorte anche per gli elefanti che vengono uccisi per l’avorio delle loro zanne. «I crimini ambientali – conclude il rapporto dell’Onu – sottraggono le risorse che potrebbero essere utilizzate per uno sviluppo sostenibile che contribuirebbe allo sradicamento della povertà».

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