L’arte dell’accoglienza a Milano

di AFRICA

 

Gogol_Ostello“Viaggiare è l’unica cosa che compri che ti fa diventare più ricco”, questa frase sembra proprio adatta ad Asli Haddas, ragazza eritrea di 34 anni, proprietaria del Gogol Ostello di Milano, che ha fatto delle sue esperienze di viaggio la sua vita.

Quando l’abbiamo incontrata, al suo “Ostello-CafTè letterario”, in via Privata Chieti, la prima cosa che abbiamo notato era la sua laboriosità e il suo enorme sorriso, che caldo e solare accoglieva tutti i partecipanti.

Di madre eritrea e padre etiope, Asli è una ragazza di seconda generazione che dopo essersi laureata in International Business a Londra, ha intrapreso molti lavori all’estero, conoscendo sempre più culture e modi di vivere. Durante i suoi numerosi viaggi ha fatto tesoro di tutti i colori, le usanze, le differenze, e in particolar modo, dei vari ostelli in cui ha soggiornato durante i suoi spostamenti.

L’ostello da sempre è uno spazio associato ai giovani,che con poche possibilità economiche decidono di spostarsi e di andare a conoscere realtà diverse, attratti dalla novità che ogni nuova avventura può regalare. Questo ostello in particolare, nato con amore e dedizione, incanala perfettamente l’idea del viaggio e della riscoperta, sia da parte dei milanesi, che ritrovano una città interessata alle varie culture, sia dei turisti che verranno accolti in un luogo in cui si respira apertura e dinamicità.

La storia che ci ha raccontato, è una storia di entusiasmo, di persone e di incontri che l’hanno accompagnata da poco più che ventenne fino ad ora, dandole l’ispirazione per l’avvio del suo audace progetto, che malgrado le perplessità di certi, sta procedendo a passo spedito.

Nel suo percorso verso la realizzazione del progetto, ha incontrato non pochi ostacoli a causa della burocrazia italiana e della tendenza a non dare fiducia ai giovani ma grazie alla pazienza e al microcredito elargitole dalla Fondazione Ambrosiana, il suo sogno si è avverato. Come ci ha spiegato Asli, la Fondazione esamina i vari progetti e se ne trova di originali sostiene i candidati, finanziando dopo vari colloqui la prima parte del prestito, per poi seguirli attivamente, tramite un consulente per alcuni anni a seguire.

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Entrando nell’ostello, dopo una rampa di scale, troviamo uno spazio allegro, con vari dettagli etnici e di arte contemporanea e molti libri. Dalle scale si accede alla sala comune, dove si svolgono gli eventi del “cafTè letterario”.

Lo spazio davanti al bancone del bar è sovrastato dalla scritta “Be not inhospitable to strangers, lest they be angels in disguise” che si può tradurre così: “non essere inospitale con gli sconosciuti, potrebbero essere angeli in incognito”, motto che dai tempi dei Greci accompagna tutte le civiltà del mondo, alludendo alla sacralità dell’ospite, concetto in crisi nelle società moderne.

Tra serate dedicate a mostre, scambi di libri, proiezioni di documentari, si scoprono mondi nuovi, proprio come quando la protagonista di quest’avventura, viaggiando per il Sudafrica, la Nuova Zelanda, l’Australia e il Brasile, scopriva usi  e costumi diversi che pian piano divenivano parte di lei, che si considera una vera “cittadina del mondo” e alla quale la nozione di nazionalità risulta stretta.

Per Asli, infatti, è la pluralità che definisce la sua personalità, il suo essere eritrea, etiope, italiana o semplicemente inglobata in una moltitudine di identità diverse, dove l’una non esclude l’altra e che insieme portano completezza.

Il suo è un tentativo quindi di dare spazio al confronto, di far emergere voci di artisti che ancora non hanno la loro scena, di proporre esperienze e riflessioni altre, di utilizzare la cultura come specchio sociale e di permettere l’incontro tra cittadini e viaggiatori. Un modo di lavorare, seguendo le proprie passioni, dove non è il lucro l’obiettivo primario ma l’arricchimento personale derivante dall’incontro e dallo scambio.

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