L’acqua del baobab 

di claudia

testo e foto di Pascal Maitre 

In Madagascar i grandi alberi secolari diventano cisterne per far fronte alla crescente penuria d’acqua. I baobab sono conosciuti per le loro dimensioni, robustezza e impressionante longevità. Meno nota è la loro capacità di conservare a lungo quantità d’acqua enormi: una caratteristica preziosa per chi vive nell’altopiano di Mahafaly, la regione più arida della Grande Isola

L’altopiano di Mahafaly è uno dei territori più aridi del Madagascar. Situato nella parte sud-orientale della Grande Isola, è popolato da circa 20.000 persone appartenenti ai gruppi etnici mahafaly e tandroy, che hanno imparato a vivere in un ambiente tanto ostile. Qui piove solo poche volte all’anno e le scarse precipitazioni vengono subito assorbite dal terreno poroso calcareo. Non ci sono fiumi, laghi o altri punti d’acqua naturali. Un secolo fa, la regione ha subìto un lungo periodo di siccità che ha portato alla carestia e alla morte di migliaia di persone. 

Chi è sopravvissuto si è reso conto di dover correre ai ripari per evitare altre emergenze idriche e umanitarie. È allora che la popolazione dell’altopiano notò una peculiarità dei baobab: la capacità dei loro tronchi di immagazzinare grandi quantità d’acqua. Quando un baobab viene colpito da un fulmine, il suo fusto si squarcia e la pioggia filtra nelle fenditure, piccole e grandi fessure, raccogliendosi nelle intercapedini. L’acqua non penetra nel legno duro e compatto dell’albero, che non marcisce. Rimane fresca e sorprendentemente pura.

Taniche naturali

Il tronco “a botte” del baobab, caratterizzato da un fusto che può raggiungere un diametro di 8 metri, è una sorta di cisterna naturale “climatizzata” capace di trattenere e conservare l’acqua piovana. I baobab più grandi possono immagazzinare fino a 14.000 litri d’acqua, che la corteccia degli alberi protegge da contaminazioni esterne. Le comunità di Mahafaly hanno imparato a trasformare questi giganti della natura in serbatoi d’acqua che consentono di fare fronte ai periodi più duri e caldi dell’anno.

Ogni famiglia è responsabile del proprio albero, che custodisce con cura. Ampotaka, con una popolazione di 300 famiglie, ognuna con il proprio baobab, è un villaggio tipico della regione. Ogni anno a giugno, vengono scavati due o tre nuovi alberi per creare nuovi serbatoi, dal momento che i serbatoi più vecchi portano a un lento deterioramento l’albero, il quale alla fine collassa su sé stesso. Per creare una buona cisterna, il baobab deve essere relativamente maturo: parlando di piante che possono vivere oltre mille anni, “maturo“ di solito significa avere quantomeno trecento anni. Servono tre persone, e almeno dieci giorni di lavoro, per ottenere la cavità del volume desiderato. Più è grande il serbatoio, maggiore sarà la possibilità di sopravvivere alle siccità.

Mesi difficili

Sull’altopiano del Madagascar le risorse idriche sono gestite con attenzione durante tutta la stagione secca, che in genere va da maggio a ottobre… ma può protrarsi molto più a lungo. Per i primi tre mesi il fabbisogno giornaliero d’acqua viene soddisfatto dalle riserve raccolte naturalmente negli alberi cavi. Nei tre mesi successivi, gli abitanti per dissetarsi vanno in cerca di tuberi (come il mangeboka) e radici (baboke), da spremere per ottenere acqua potabile. Anche le angurie selvatiche sono ricche di acqua, utilizzata per cucinare e bere.

A luglio vengono riaperte le cisterne artificiali dei baobab che si sono riempite durante la stagione delle piogge. L’acqua al loro interno dura abitualmente fino a ottobre e viene utilizzata per bere, cucinare e lavare. Se le precipitazioni ritardano – e i cambiamenti climatici rendono l’alternarsi delle stagioni sempre più incerto –, gli abitanti dei villaggi sono costretti a lunghi viaggi in carro, 15-20 ore su strade dissestate, per raggiungere la prima località dove sia possibile acquistare acqua. A quel punto il consumo idrico è contingentato al massimo. I bambini fanno il bagno una sola volta al mese. Non una goccia deve andare sprecata. Si soffre la sete e i più deboli muoiono disidratati.

I capricci del cielo sono sempre più frequenti e, mentre le coste orientali del Madagascar vengono spesso flagellate da violenti uragani, le regioni interne dell’altopiano sono esposte a ricorrenti periodi di siccità. Per questo i serbatoi dei baobab sono sempre più essenziali. La loro costruzione e manutenzione viene tramandata di generazione in generazione. E ogni albero viene battezzato con il nome di un neonato affinché costui, una volta adulto, si prenda cura del suo proprio baobab.  

Questo articolo è uscito sul numero di maggio-giugno della Rivista Africa. Per acquistare una copia clicca qui, o visita l’e-shop.

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