Il Senegal auspica un intervento cinese nel Sahel

di claudia
niger sahel

Il ministro degli Esteri senegalese, Aissata Tall Sall, ha auspicato che la Cina presti sostegno nella lotta contro l’insicurezza nella regione del Sahel, devastata dal conflitto. Rivolgendosi ai giornalisti nella capitale Dakar dopo aver incontrato la sua controparte cinese Wang Yi, Sall ha affermato di sperare che la Cina possa essere una “voce forte” nella lotta al terrorismo nella vasta regione saheliana.

La dichiarazione di Sall è arrivata alla vigilia del vertice Cina-Africa in Senegal, che si apre oggi a Dakar. L’ottava edizione del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (Focac) è un appuntamento organizzato ogni tre anni e molto atteso per conoscere le strategie economiche e geo-politiche di Pechino. Ormai da 10 anni la Cina è il principale partner commerciale del continente (Nel 2019 il valore del commercio era pari a 192 miliardi di dollari) e detiene la maggior parte del debito pubblico di molti paesi.

Il tema di questa edizione sarà “Approfondire la partnership Cina-Africa e promuovere lo sviluppo sostenibile per costruire una comunità Cina-Africa dal futuro condiviso in una nuova era”.
Non ci sarà il presidente cinese, Xi Jinping, che però pronuncerà un discorso programmatico a inizio lavori. Confermata invece la presenza del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, atterrato ieri a Dakar, quella del presidente senegalese Macky Sall, che farà gli onori di casa, e di altri capi di Stato come il congolese Félix Tshisekedi e l’egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Ci sarà anche una rappresentanza della Commissione dell’Unione Africana (Ua) e il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Secondo quanto annunciato a inizio mese dalla ministra degli Esteri senegalese, Aïssata Tall Sall, durante il forum verranno probabilmente adottate alcune importanti risoluzioni: un piano d’azione per la capitale senegalese Dakar (2022-2024); la Vision 2035 per la cooperazione Cina-Africa; una dichiarazione sino-africana sui cambiamenti climatici; e una Dichiarazione finale sull’VIII Conferenza Ministeriale del Focac.

Un vertice dalle grandi aspettative come sempre. Una delle caratteristiche delle precedenti edizioni del Focac è stato l’annuncio di significativi obiettivi di finanziamento da parte della Cina. Nel 2012 si annunciarono 20 miliardi di dollari, poi 60 in quello che si è svolto a Johannesburg nel 2015 e infine ulteriori 60 miliardi di dollari tre anni dopo a Pechino.
Quest’anno però la Cina potrebbe interrompere questa tradizione, perché la sua economia ha subito un rallentamento nell’ultimo periodo con l’aggiunta dell’incertreza legata alla pandemia e la recente crisi del gigante immobiliare Evergrande.
Secondo molti analisti Pechino avrebbe intenzione di allontanarsi dal modello di investimenti su mega-progetti infrastrutturali applicato fino ad oggi per concentrarsi su progetti più piccoli e mirati che coinvolgano maggiormente il settore privato.

Un tema importante del summit sarà sicuramente la lotta al covid-19. In Africa solo il 6% della popolazione ha completato la vaccinazione e si rischiano nuove varianti come avvenuto di recente in Sudafrica. Pechino potrebbe annunciare maggiori iniziative di distribuzione e produzione diretta nel continente.
Tra gli altri punti importanti in agenda in questi due giorni ci saranno le nuove linee guida per i finanziamenti a progetti di sviluppo verde in Africa, dato che la Cina ha annunciato di non voler più finanziare la costruzione di centrali a carbone all’estero. Si parlerà inoltre di cyber-governance, perché Pechino ha collaborato molto sullo sviluppo di sistemi di sicurezza informatici di molti Stati africani oltre ad aver finanziato smart city e data center Huawei. E infine di agricoltura con Pechino che punta a sviluppare una maggiore vendita dei prodotti agricoli africani in Cina, il che sarà possibile grazie alle piattaforme cinesi di trading online. Si punta così a ridurre il deficit commerciale annuo strutturale che l’Africa ha con Pechino pari a oltre 20 miliardi di dollari.

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