Fitch e Moody’s: «Debito africano eccessivo»

di Enrico Casale
debito estero

L’impennata dei livelli del debito africano sulla scia della crisi pandemica sta aumentando il rischio di un’ondata di insolvenze sovrane e aumentando i crediti inesigibili nei libri contabili delle banche del continente. A prospettare questo quadro a tinte fosche sono state ieri due agenzie di credito, Fitch e Moody’s. 

Secondo le due agenzie il debito medio del continente raggiungerà il prossimo anno il 70% del prodotto interno lordo. 

Fitch, in particolare prevedere, che tale livello raggiungerà il 127% in Angola, il 151% a Capo Verde, il 124% nella Repubblica del Congo, il 110% in mozambico e il 138% in zambia, Paese quest’ultimo già in default. Situazioni critiche si raggiungeranno anche i  Sudafrica, Uganda e Rwanda. 

«L’aumento del debito sub-sahariano solleverà preoccupazioni sulla sostenibilità del debito, pressioni sulla liquidità e un maggiore rischio di default del debito sovrano», si legge in un rapporto dell’agenzia di rating che indica elevati rischi di insolvenza per Angola, Repubblica del Congo, Gabon e Mozambico. 

Sempre Fitch ha indicato che otto Paesi della regione dovranno spendere almeno il 20% delle entrate fiscali per soddisfare il pagamento degli interessi, mentre in quattro Paesi questo rapporto arriverà al 30%. 

In un altro rapporto è stata Moody’s a esprimere preoccupazione per un quadro che mostra una crescente pressione sul sistema bancario continentale. 

«Prevediamo che i prestiti in sofferenza (Npl) possano potenzialmente raddoppiare rispetto ai livelli del 2019 (…) mentre l’aumento delle esigenze di approvvigionamento, la riduzione degli affari e la pressione sui margini eroderanno la redditività delle banche», ha affermato uno degli analisti dell’agenzia, Constantinos Kypreos. In Nigeria, Moody’s ha stimato che i crediti problematici aumenteranno tra il 10% e il 12% dei prestiti totali. In Sudafrica l’aumento sarà tra il 7 e l’8%, in Ghana e Kenya è già rispettivamente al 15,5% e al 13,6% e in Angola era al di sopra del 32% già all’inizio dell’anno.

(InfoAfrica)

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