Etiopia | Si voterà il 29 agosto

di Enrico Casale
abiy e pompeo

È ufficiale, il 29 agosto gli etiopi saranno chiamati alle urne per eleggere i loro rappresentanti in Parlamento. La data è stata fissata dal consiglio elettorale due settimane dopo quanto previsto in un primo momento per evitare che i seggi aprano nella stagione delle piogge. Questa tornata elettorale sarà il primo test per il premier e premio Nobel per la pace Abiy Ahmed, che è entrato in carica nel 2018 dopo un lungo periodo di instabilità politica e sociale.

I 109 milioni di cittadini dell’Etiopia stanno vivendo un cambiamento politico ed economico senza precedenti. Abiy ha varato profonde riforme in campo economico, aprendo le porte all’iniziativa privata; e in campo politico, promuovendo la pace con la vicina Eritrea, stabilizzando l’intera regione e allentando le repressione nei confronti degli oppositori politici. Questi cambiamenti hanno scosso nel profondo il Paese e hanno anche scatenato antiche rivalità etniche che si sono trasformate in violenza.

Inizialmente le elezioni si sarebbero dovute tenere a maggio. Ma proprio queste violenze hanno convinto le autorità a spostarle all’inizio di agosto e poi a fine agosto al termine della stagione delle piogge. Lo spostamento è stato voluto per permettere la creazione di un apparato che riesca ad assicurare un voto il più possibile libero e al sicuro da tensioni.

Lo stesso Abiy si è speso in prima persona per garantire un voto  libero ed equo. Al suo fianco si è trovato gli Stati Uniti. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, in visita ad Addis Abeba nel corso del suo tour africano, ha detto che Washington assicurerà assistenza finanziaria, se l’Etiopia proseguirà sulla via delle riforme politiche.

Né Pompeo né Abiy hanno fornito dettagli. L’Etiopia, la seconda nazione più popolosa dell’Africa, è da tempo un solido alleato degli Stati Uniti. Il governo Usa, già oggi, fornisce aiuti per circa un miliardo di dollari all’anno ad Addis Abeba.

«Un voto libero e credibile mostrerà che non esiste la falsa scelta tra democrazia e sicurezza e garantirà che tutti abbiano una scelta sola: la democrazia che porta consenso e sicurezza – ha detto Pompeo ai giornalisti -. Le riforme in atto non sono state imposte da qualcuno all’esterno. Vengono direttamente dal popolo etiope».

Un alto funzionario del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha detto ai giornalisti del pool che Abiy sembrava seriamente impegnato a organizzare le elezioni, anche se ha detto che le agenzie di sicurezza etiopi – abituate da tempo a reprimere l’opposizione politica – potrebbero aver bisogno di un po’ più di formazione sul rispetto dei diritti umani.

«La sfida più importante per noi è la sicurezza – ha detto ai giornalisti il ​​ministro degli Esteri dell’Etiopia Gedu Andargachew -. La maggior parte dei nostri giovani non ha lavoro, ciò crea instabilità».

Il premier Abiy deve anche fronteggiare una seria crisi internazionale legata alla costruzione della Grande diga del millennio. Lo sbarramento, che sta per essere ultimato, ha creato tensioni con Egitto e Sudan, i Paesi a valle che temono che una diminuzione dei flussi idrici possa mettere in crisi le loro economie. La firma sull’accordo tra i tre Paesi, che avrebbe dovuto essere stata apposta  a fine mese, è stata rimandata perché manca un’intesa sui livelli e i tempi di riempimento del bacino creato dalla diga.  Gedu ha però detto che ci sono stati «progressi» nella disputa e che un accordo arriverà presto.

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