13/03/14 – R.D. Congo – Droni, per Onu 80% territorio “sotto controllo”

di AFRICA

 

In Nord Kivu si sono intensificati i voli di ricognizione e di sorveglianza dei droni dell’Onu per “raccogliere informazioni in tempo reale” e “prendere le necessarie decisioni per proteggere civili intrappolati negli scontri”. Lo ha annunciato il portavoce militare della locale missione delle Nazioni Unite (Monusco), il colonnello Félix Bass, precisando che la zona di controllo aereo effettuato da velivoli senza pilota è quella dei territori di Walikale e del Masisi, teatro di frequenti scontri tra Forze armate regolari (Fardc) e vari gruppi armati. I droni, entrati in azione lo scorso dicembre, sono già stati utilizzati per sorvegliare i porosi ed instabili confini tra l’est del paese e i vicini Rwanda e Uganda, direttamente coinvolti nella crisi del Nord Kivu.

Sempre nella ricca ma instabile provincia mineraria è in corso da due mesi un’operazione congiunta tra soldati congolesi e caschi blu contro i ribelli ugandesi delle Adf-Nalu. Nei giorni scorsi ci sono stati confronti diretti anche con i ribelli hutu ruandesi delle Fdlr, prossimo bersaglio di una vasta offensiva in corso di preparazione nei pressi del parco dei Virunga.

“Oggi quasi l’80% del territorio congolese è riunificato sotto l’autorità dello Stato congolese, con una polizia nazionale, un esercito e istituzioni operative” ha assicurato in conferenza stampa a Kinshasa il generale Abdallah Wafy, vice-rappresentante speciale di Ban Ki-moon nel paese dei Grandi Laghi.

La Monusco, costituita da 20.000 uomini in uniforme, è la più importante e costosa missione di peacekeeping al mondo. Dal suo dispiegamento in Congo nel 1999, è stata per lo più oggetto di critiche per la mancata protezione ai civili e il suo contributo limitato nella lotta ai gruppi armati che da quasi due decenni destabilizzano importanti porzioni del vasto territorio. Il contributo della brigata speciale dell’Onu è stato significativo nella sconfitta militare inflitta lo scorso novembre al Movimento del 23 marzo (M23), ma la lotta alle ribellioni non è ancora terminata, sia in Nord Kivu che nella provincia del Katanga (sud-est), attraversata da forte spinte autonomiste. Il 27 marzo il Consiglio di sicurezza dell’Onu deve riunirsi per il voto sulla proroga del mandato della Monusco, in scadenza a fine mese.

Intanto oggi nella capitale congolese il presidente Joseph Kabila avrà un colloquio con il procuratore generale della Corte penale internazionale (Cpi) Fatou Bensouda. Arrivata ieri a Kinshasa, per la prima volta dal suo insediamo, la giudice gambiana ha già chiesto a esponenti del governo “maggiore cooperazione” con la Cpi. Il mese scorso, nonostante una richiesta formale, le autorità congolesi non hanno proceduto all’arresto del presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir – colpito da un mandato di cattura internazionale – durante il suo passaggio a Kinshasa per il vertice del Mercato comune dell’Africa orientale e australe. La Cpi sta indagando su violazioni dei diritti umani commesse in Nord Kivu sia dall’M23 che dalle Adf-Nalu e dalle Fdlr. La scorsa settimana la corte con sede all’Aia ha riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità e di guerra Germain Katanga, ex leader delle milizie in Ituri (est). E’ ancora aperto il processo a carico di Bosco Ntaganda, ex capo ribelle a capo dell’M23, nel 2002-2003 esponente di spicco dell’Unione dei Patrioti congolesi guidata da Thomas Lubanga, già condannato dalla Cpi alla pena massima per crimini di guerra in Ituri, tra cui arruolamento forzato di bambini. – Misna

 

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