Vivo, morto o Wagner?

di Enrico Casale

Di Andrea Spinelli Barrile

La presenza del gruppo di sicurezza privato russo Wagner in Africa è sulla bocca di tutti, nel continente ma non solo, ma sono molto pochi gli elementi certi che ci aiutano a comprendere l’entità e il peso militare e strategico effettivo di questi mercenari. Partiamo da ciò che è ormai acclarato perché supportato da prove concrete: in Repubblica Centrafricana il gruppo Wagner è presente da anni e Valery Zakharov, ex ufficiale dei servizi di sicurezza esterni russi ed ex-collaboratore della Wagner, è oggi Primo consigliere per la sicurezza del presidente della Repubblica Faustin-Archange Touadera. A Bangui la Wagner, che vanta anche una statua dedicata, è arrivata per fare da guardia pretoriana proprio a Touadera e oggi si occupa ufficialmente dell’addestramento e del supporto tattico delle forze speciali centrafricane. Unico incarico ufficiale. Tuttavia la stampa locale e numerosi rapporti internazionali più volte hanno denunciato uccisioni ed eccidi da parte dei soldati centrafricani e delle controparti russe del gruppo Wagner, l’ultima volta il 13 aprile scorso.

Da vent’anni le notizie sull’arrivo dei russi della Wagner in Africa si inseguono senza soluzione di continuità: Sudan, Sud Sudan, Mozambico, Madagascar, Centrafrica e Libia ma anche, più di recente, Mali e Burkina Faso. Russi che appaiono e scompaiono come a Ouagadougou durante i giorni del colpo di stato, alla fine di gennaio, accordi di cooperazione militare che si firmano ma che nessuno conferma o smentisce a Bamako, facendo infuriare la Francia, denunce di ogni tipo e una vera e propria guerra di propaganda, come quella che è in atto in Mali in questo momento. A farne le spese, come al solito, sono le popolazioni locali.

Secondo il Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington ci sarebbero prove che dal 2016 i mercenari della Wagner abbiano lavorato anche in Botswana, Burundi, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Congo-Brazzaville, Guinea, Guinea-Bissau, Nigeria e Zimbabwe.

Secondo France24 la presenza dei mercenari russi in Africa è cresciuta velocemente dopo il vertice Russia-Africa del 2019, con Mosca che è stata attiva “soprattutto in quella che è stata tradizionalmente la zona di influenza della Francia” in ex colonie come la Repubblica Centrafricana e il Mali, ha affermato all’emittente francese Djallil Lounnas, ricercatore presso l’università Al Akhawayn del Marocco.

Ma in realtà Wagner non esiste: non ci sono dichiarazioni dei redditi, numeri di registrazione dell’azienda, non esiste un’organigramma e non esistono fotografie recenti. E anche quando l’Ue ha sanzionato il gruppo Wagner, nel 2020, in realtà ha colpito un individuo, Yevgeny Prigozhin, un oligarca molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. Da dicembre 2020 però le cose sono cambiate, da quando cioè la giunta militare al potere in Mali ha preso atto dell’intenzione della Francia di rimodulare la missione Barkhane e ha deciso di “rivolgersi altrove” per l’addestramento delle proprie forze armate. Una dichiarazione che ha innescato una crisi diplomatica senza precedenti tra Bamako e Parigi, crisi che oggi si declina con accuse reciproche di spionaggio (il Mali alla Francia) o di stragi e sepolture di massa (la Francia al Mali). Una crisi che apparentemente la Russia è seduta a guardare, raccogliendo così i frutti della propria nuova capacità di influenza in Africa: Jason Blazakis del think-tank Soufan Group, con sede a New York, ha ricordato all’Afp che “i mercenari in Africa sono una norma consolidata” da decenni, un tempo ci si rivolgeva ai contractor sudafricani, e che ora “Wagner sta attraversando una porta che è stata aperta e a lungo usata da altri”.

La dimostrazione è nella storia recente del gruppo Wagner in Africa. Nel 2019 in Mozambico il conflitto nella regione di Cabo Delgado stava per compiere tre anni e per l’occasione il presidente Filipe Nyusi ha annunciato l’intenzione di rivolgersi ai contractor privati, di fronte all’evidenza della mancanza di progressi nella lotta all’insurrezione jihadista: i primi mercenari contattati sono stati proprio quelli del gruppo Wagner, che si sono aggiudicati due appalti e sono arrivati all’aeroporto di Nacala a settembre di quell’anno. L’arrivo dei russi ha dato una spallata ad altri contractor, come i Black Hawk che hanno sede alle Bahamas e sono nate su iniziativa di un ex-soldato sudafricano, e come la compagnia Oam, agli ordini dell’ex-miliare rhodesiano John Gartner, ma non ha ottenuto gli effetti sperati. In poco tempo infatti i russi hanno cominciato a litigare con le forze armate mozambicane e dopo la morte di 7 mercenari a seguito di scontri a fuoco con gli islamisti il gruppo di sicurezza russo ha deciso di ritirarsi dal Mozambico.

In Libia i miliziani della Wagner si stima siano circa 1500 uomini, presenti sul territorio libico dal 2018. I resoconti ufficiali e i media indicano che il gruppo ha subito pesanti perdite in particolare durante il tentativo di Khalifa Haftar di conquistare la capitale libica Tripoli nel 2020, in supporto alle truppe della Cirenaica sotto il comando del maresciallo e coadiuvate dai paramilitari sudanesi delle Rsf.

Questa settimana la Troika per il Sudan, in una dichiarazione, ha accusato la compagnia Wagner di “attività illecite” in Sudan “che minano lo stato di diritto”. La Wagner è attiva in Sudan dal precedente regime di Omar al-Bashir. All’epoca, il gruppo di mercenari era impegnato nell’addestramento militare per le unità di intervento speciale dei National intelligence and security services (Niss) e delle Forze di supporto rapido (Rsf) che facevano parte dell’agenzia di sicurezza. Dopo la rivoluzione, secondo quanto scrive Sudan Tribune, gli uomini di Wagner stanno lavorando principalmente con la forza paramilitare Rsf sotto il comando del vice presidente del Consiglio sovrano Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti.

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