Trump, la Somalia e quella polemica inutile

di Valentina Milani

Stretto tra l’epidemia di covid-19 e le rivolte dei neri, Donald Trump ha pensato bene di attaccare la Somalia. Durante il comizio elettorale tenuto sabato a Tulsa, in Oklahoma, ha parlato di un Paese in preda all’anarchia e ha attaccato la deputata statunitense di origine somala, Ilhan Omar. Il governo della Somalia ha affermato di non avere «alcun commento» da rilasciare. Lo ha dichiarato alla stampa internazionale il ministero degli Esteri di Mogadiscio. Ma quali le critiche rivolte al Paese dell’Africa Orientale da Trump? E quale la situazione della Somalia?

Il consueto accanimento del presidente statunitense ha trovato questa volta sfogo contro la deputata democratica del Minnesota Ilhan Omar che, di origine somala, è stata accusata di voler importare negli Stati Uniti “lo stesso modello di anarchia” della sua nazione: «vorrebbe rendere il governo del nostro Paese proprio come il Paese da cui è venuta, la Somalia», ha detto Trump, aggiungendo «nessun governo, nessuna sicurezza, nessuna polizia. Niente, solo anarchia. E ora ci sta dicendo come gestire il nostro Paese. No, grazie».

Un’affermazione decisamene insensata e, soprattutto, fuori luogo, se si considera la difficile situazione che continua a vivere la popolazione somala da trent’anni. Partendo solo dagli ultimi giorni, infatti, almeno sette persone sono state uccise in due attacchi separati del gruppo jihadista di al-Shabaab. Il primo è avvenuto sabato notte nella città di Wanlaweyn, 90 chilometri a ovest di Mogadiscio, dove un ordigno è esploso vicino alla casa di un ufficiale militare. Poi è scoppiata una seconda bomba che ha colpito le persone giunte sul luogo per i soccorsi. Un’autobomba suicida è invece esplosa domenica in un posto di blocco fuori da una base militare nella città di Ba’adweyne, 170 chilometri a sud-est della città di Galkayo, nella Somalia centrale. Entrambi gli attacchi sono stati rivendicati dalla formazione jihadista degli al-Shabaab come risposta alle operazioni portate avanti per arginarli dall’esercito somalo.

Il gruppo terroristico, affiliato ad al-Qaeda e molto attivo nelle regioni centrali e meridionali, non è il solo cancro che mina la stabilità della Somalia. Oltre al covid-19 con circa 2.800 contagiati e 90 morti dichiarati, il Paese ha in questi mesi fatto i conti con i danni causati dalle piogge torrenziali e con l’invasione delle locuste che hanno avuto pesanti ripercussioni sull’autosufficienza economica e sulla sicurezza di larghe fasce della popolazione. Il risultato? Nella Somalia meridionale e centrale, si stima che le inondazioni e le alluvioni fluviali, causate dalle piogge stagionali, abbiano già costretto alla fuga 90.000 persone e che altre ancora fuggiranno, andando a gonfiare il numero degli sfollati interni che si spostano anche a causa delle violenze e degli attacchi terroristici. Dall’inizio dell’anno, più di 220.000 somali sono rimasti sfollati all’interno del Paese, di cui 137.000 per i conflitti.

A martoriare la Somalia, infatti, ci sono anche gli scontri tra le truppe dell’esercito federale somalo e le milizie del Jubaland (regione semi-autonoma situata nel sud del Paese), che hanno provocato forti tensioni al confine con il Kenya. Oltre alle tensioni con il Somaliland, Stato indipendente anche se non riconosciuto a livello internazionale, e il Puntland, regione semi-autonoma.

A tal proposito è di pochi giorni fa la notizia dell’incontro – definito storico – tra il presidente somalo Mohamed Mohamed Abdullahi Mohamed ‘Farmajo’ e il presidente della autoproclamata repubblica del Somaliland, Muse Bihi Abdi. Dopo un tentativo fallito nel 2015, il governo di Mogadiscio e gli indipendentisti del Somaliland sembrano infatti decisi a riprovare a definire i rapporti diplomatici, con l’ausilio di una mediazione.

Un altro avvenimento positivo è l’approvazione da parte della Camera bassa del parlamento della Somalia di una legge che garantisce alle donne il 30% dei seggi in entrambe le camere parlamentari. La camera bassa ha un totale di 274 seggi mentre la camera alta ne ha 54. La proposta di legge, che ha ottenuto il voto favorevole di 134 parlamentari, risponde positivamente ad una richiesta di maggiore visibilità delle donne nella politica.

Si spera così che, nel Paese, si riesca, lentamente, a trovare un po’ di stabilità. L’Unhcr, agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, è stata chiara: l’insieme delle emergenze causerà conseguenze devastanti, a meno che la comunità internazionale, le autorità somale nazionali e locali e attori umanitari non implementino un’azione efficace e coordinata per rispondere alle enormi esigenze della popolazione.

La polemica di Trump non ha senso. La Somalia, tra mille difficoltà, sta cercando di tirarsi fuori dal buco nero in cui è sprofondata negli anni Novanta. Forse è per questo che il governo somalo ha ritenuto superfluo rispondere alle affermazioni di Trump.

(Valentina Giulia Milani)

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