Tensione alle stelle in Madagascar: soldati si schierano coi manifestanti contro il presidente

di Marco Trovato
Proteste in Madagascar
In Madagascar una parte dell’esercito si è ammutinata unendosi ai manifestanti antigovernativi e rifiutandosi di sparare sulla folla. Il presidente Andry Rajoelina parla di “tentato golpe” e invita la comunità internazionale a difendere la legalità costituzionale. Le proteste, nate per la crisi energetica, minacciano di far precipitare il Paese nel caos

Ore di altissima tensione in Madagascar, dove un contingente dell’esercito si è ammutinato rifiutandosi di aprire il fuoco sui manifestanti antigovernativi. Nella capitale Antananarivo circolano sempre più insistenti voci di un tentativo di colpo di Stato in corso.

Sedici anni dopo il golpe che lo portò al potere, il presidente Andry Rajoelina si ritrova oggi dall’altra parte della barricata: accusa i militari di aver avviato un nuovo tentativo di sovvertire l’ordine costituzionale, mentre una parte delle forze armate ha annunciato di aver “preso il controllo di tutte le unità del Paese”.

La crisi è esplosa nelle ultime ore nella capitale, dove un gruppo di soldati della base di Soanierana – la stessa che nel 2009 guidò l’ammutinamento decisivo per la caduta del presidente Marc Ravalomanana – si è unito ai manifestanti che da settimane chiedono le dimissioni del governo.

“Uniamo le forze – militari, gendarmi e polizia – e rifiutiamo di essere pagati per sparare ai nostri amici, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle”, hanno dichiarato in un video gli ufficiali ribelli, invitando tutte le unità a disobbedire agli ordini.

Il gruppo insorto, noto come Capsat, composto in gran parte da ufficiali tecnici e amministrativi, ha annunciato di aver assunto il comando dell’intero apparato militare. “Da ora in poi – si legge nella loro dichiarazione – tutti gli ordini alle forze armate partiranno dal quartier generale di Soanierana”.

Da parte sua, il presidente Rajoelina ha denunciato “un tentativo di prendere il potere illegalmente e con la forza, contrario alla Costituzione e ai principi democratici”, invitando la popolazione e la comunità internazionale a “difendere la legittimità delle istituzioni repubblicane”.

Le proteste di piazza, iniziate il 25 settembre per contestare i continui tagli all’acqua e all’elettricità, si sono presto trasformate in una mobilitazione politica di massa. Guidato dal movimento giovanile della cosiddetta “Generazione Z”, il fronte di opposizione chiede oggi una “nuova stagione di democrazia e trasparenza”.

La decisione del presidente, la scorsa settimana, di licenziare il governo non è bastata a calmare la rabbia popolare. Anzi, le manifestazioni si sono intensificate, dopo la scelta di Rajoelina di nominare nuovo primo ministro un generale dell’esercito, Ruphin Fortunat Dimbisoa Zafisambo, a cui era stato affidato il chiaro compito di reprimere la rivolta dei giovani, culminando ieri in una delle più grandi proteste degli ultimi anni, durante la quale un soldato è rimasto ucciso.

Oggi è prevista una nuova marcia nel centro della capitale, mentre la tensione resta altissima. Le strade attorno al palazzo presidenziale sono presidiate, ma la fedeltà delle forze di sicurezza appare sempre più incerta.

Molti osservatori temono che il Paese, già piegato da una profonda crisi economica e sociale, stia scivolando verso una nuova stagione di instabilità politica. Per ironia della storia, lo stesso Rajoelina – oggi nel mirino di un possibile golpe – era salito al potere nel 2009 proprio grazie all’appoggio dei militari e dei manifestanti.

Oggi, la storia sembra ripetersi. Ma con i ruoli invertiti.

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