Contro l’oblio della poesia locale e per favorire la diffusione di voci che rischierebbero di rimanere nell’ombra, in Sudafrica è in corso un progetto di digitalizzazione di un archivio che racchiude la tradizione poetica del Paese arcobaleno. Fa luce sull’argomento un approfondimento di The Conversation.
Nonostante sia una componente essenziale della cultura del Paese, la poesia sudafricana è rimasta a lungo sottovalutata. Questo archivio digitale gratuito si chiama Deep South Books and Archive. La maggioranza degli scritti sono opere di poeti pubblicati dalla casa editrice Makhanda. Oltre ai testi sono reperibili informazioni sui poeti, ma anche ampi estratti dai loro libri, recensioni e interviste.
Tra i nomi di poeti reperibili nell’archivio citiamo per esempio Vonani Bila, Mangaliso Buzani e Lesego Rampolokeng.
Il fondatore dell’iniziativa è Robert Berold. Dopo dieci anni da redattore per la rivista New Coin, ha avviato l’archivio Deep South negli anni Novanta, con l’intento di far emergere talenti emergenti, in particolare ai giovani poeti neri che faticavano a farsi pubblicare anche nell’era post-apartheid. Dopo 30 anni di pubblicazioni, oggi Berold condivide digitalmente un vasto catalogo e un archivio che altrimenti rimarrebbero sconosciuti.
Berold stesso descrive il suo lavoro come “un tentativo di salvare dall’oblio e di offrire contesto alla poesia sudafricana contemporanea”.