Sudan – Nuove proteste e nuovi scontri

di Enrico Casale
omar al bashir

Le forze di sicurezza sudanesi hanno usato gas lacrimogeni per fare disperdere le centinaia di persone, in maggioranza donne, scese in strada nella giornata di ieri nelle principali città del paese per protestare contro la detenzione di decine di donne arrestate nelle precedenti proteste.

Le manifestazioni più partecipate, come riporta la stampa sudanese, sono avvenute nella capitale Khartum e a Omdurman, dove i manifestanti hanno tentato di marciare verso un carcere femminile prima che le forze di sicurezza glielo impedissero, mentre ad El Obeid, capitale dello stato del Nord Kordofan, decine di medici hanno protestato all’interno dell’ospedale chiedendo le dimissioni di Bashir.

La scorsa settimana, per la prima volta dall’inizio delle proteste, il presidente Bashir ha promesso la modifica delle leggi repressive che colpiscono le donne e frenano la libertà di espressione e ha annunciato il rilascio dei giornalisti detenuti in seguito alle proteste che da oltre un mese stanno scuotendo il paese. Parlando durante un incontro con la stampa nel palazzo presidenziale, Bashir ha inoltre ammesso per la prima volta che la crisi in atto non si può liquidare come una protesta di strada, ma è diventata un «fatto sociale».

Il presidente sudanese ha quindi condannato l’uso eccessivo della forza contro i manifestanti da parte delle forze dell’ordine e ha riconosciuto le ragioni che hanno spinto migliaia di giovani a scendere in strada, tra cui la disoccupazione e l’inflazione. Bashir ha inoltre criticato la legge sull’ordine pubblico, che impone restrizioni eccessive a una serie di comportamenti personali e che, per sua stessa ammissione, rappresenta «una delle cause di ingiustizia tra i giovani del paese».

Riguardo alle forze dell’opposizione, Bashir ha dichiarato che le porte del dialogo sono aperte a tutte le forze politiche, compresi i gruppi di opposizione attivi al di fuori del paese. Secondo quanto denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani, un totale di 16 giornalisti sono stati arrestati dall’inizio delle proteste, uno dei quali è stato processato e condannato a tre mesi mesi di reclusione.

Il Sudan è scosso dallo scorso 19 dicembre da proteste che, secondo le organizzazioni per i diritti umani, hanno causato la morte di almeno 45 persone, mentre le stime ufficiali del governo parlano di 29 morti, tra cui due addetti alla sicurezza.

Le proteste hanno assunto nelle ultime settimane sempre di più i connotati di una sommossa contro il presidente Omar al Bashir, al potere dal 1989, il quale ha finora sempre fermamente respinto la richiesta di dimissioni, puntando il dito contro «i traditori e gli agenti stranieri» che complottano contro il Sudan.

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