Sierra Leone: Eugenia Kargbo, la donna che vuole salvare il Paese dal caldo estremo

di claudia

di Claudia Volonterio

La Sierra Leone si trova, secondo il il Notre Dame Global Adaptation Index, al 18° posto tra i Paesi più vulnerabili al mondo dal punto di vista climatico, in bilico tra crisi ambientali e caldo estremo. Le più colpite sono le 450.000 persone che vivono negli insediamenti informali sovraffollati di Freetown, la capitale. Proprio qui è stata nominata Eugenia Kargbo, 35 anni, come responsabile del riscaldamento della città. Kargbo è una delle sette donne nominate in tutto il mondo per aiutare le città ad adattarsi al caldo estremo, la prima del continente africano. Una delle sue prime azioni importanti è rivolta proprio a sostegno di una categorie di donne lavoratrici tra le più vulnerabili per il caldo estremo, le donne ambulanti.

La sfida globale del cambiamento climatico si combatte con tante azioni quotidiane, dietro alle quali oggi emergono delle personalità chiave incaricate nel guidare questa nuova direzione. La prima donna nel continente africano ad essere nominata Chief Heat Officer di Freetown è Eugenia Kargbo, 35 anni, una delle sette donne in tutto il mondo nominate per aiutare le città ad adattarsi al caldo estremo. Karbo si è laureata all’Università di Freetown e specializzata presso la Statale di Milano.

Eugenia Kargbo, nominata dal Time tra le 100 persone più influenti per il futuro nel 2022, è stata in precedenza consulente tecnico per la campagna #FreetownTheTreeTown per piantare, far crescere e tracciare digitalmente 1 milione di alberi nella città di Freetown, lavorando nell’Unità di gestione dell’ambiente, del clima e dei disastri del sindaco per affrontare l’urgenza del cambiamento climatico. La città ha riscontrato un considerevole aumento delle temperature, che colpisce le persone più vulnerabili. “I bambini non dormono la notte a causa delle temperature estreme”, ha detto in un’intervista al New York Times. “Influisce sulla loro capacità di apprendimento e sulla produttività dei genitori”.

mercato in Africa

Una delle iniziative più considerevoli della Karbo ha avuto come destinatarie altre donne, una categoria di lavoratrici in particolar modo esposta al caldo estremo e altri disastri ambientali: le donne ambulanti. “A volte il sole cocente può essere insopportabile sul mercato”, ha spiegato una di loro ai microfoni della Bbc. “Dobbiamo affrontare sudorazione frequente, disidratazione e mal di testa”, oltre a eruzioni cutanee intorno al collo, alla schiena e alle spalle causate dall’estremo calore. Una condizione che colpisce decine di migliaia di donne che lavorano come venditrici nei mercati all’aperto di Freetown. La loro causa è stata tra le prime prese in considerazione Kargbo, che sta lavorando per migliorare le loro condizioni. “Le donne sono uno dei gruppi più svantaggiati esposti al caldo estremo”, afferma alla Bbc Kargbo. “La maggior parte di loro commercia in un mercato all’aperto, senza copertura o ombra per sopravvivere.”

Su iniziativa di Kargbo il Consiglio comunale di Freetown ha installato di recente delle innovative coperture ombreggianti per proteggere 2.300 venditrici ambulanti. Sono realizzate con un plexiglass termoriflettente, capace di proteggere i venditori dal sole cocente, ma anche dalla pioggia battente. Un esempio di tecnologia ambientale che, oltre a fornire ombra, fa sì che le coperture includano anche dei pannelli solari per raccogliere energia durante il giorno. Un’idea che ha delle ripercussioni molto positive anche sugli affari. Durante le ore di buio, riporta la Bbc, questi pannelli sono in grado di alimentare le luci, consentendo alle donne di prolungare l’orario di lavoro. Prima di questa iniziativa i venditori ambulanti dovevano acquistare di propria tasca degli ombrelloni da spiaggia che costavano il corrispettivo di 20-25 dollari, esposti all’usura e sicuramente meno efficaci.

Oltre alle tettoie, Karbo ha fatto installare di recente alcuni giardini pubblici in grado di offrire un po’ di refrigerio alle persone più vulnerabili, come gli anziani, riporta il New York Times.

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