Sahara Occidentale, Fatima Mahfud (Polisario): «Il diritto all’autodeterminazione non si negozia»

di claudia

Nel silenzio dei media e nell’indifferenza di gran parte dell’opinione pubblica internazionale, il Sahara Occidentale resta una ferita aperta: uno dei conflitti più lunghi e irrisolti del pianeta, sospeso da oltre mezzo secolo tra indipendenza e controllo territoriale. Dal 1975, quando la Spagna abbandonò la colonia, il territorio è conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario, che proclamò la Repubblica Araba Saharawi Democratica, oggi riconosciuta dall’Unione Africana. A quasi cinquant’anni dall’inizio della crisi, il piano di autonomia proposto da Rabat – sostenuto da Stati Uniti, Francia, Spagna e Regno Unito – si contrappone alla richiesta del Polisario di indire finalmente il referendum d’autodeterminazione previsto dalle Nazioni Unite nel 1991 ma mai realizzato.

La consultazione non si è mai svolta perché bloccata da divergenze sul corpo elettorale. Da allora, il Sahara Occidentale è rimasto diviso. La parte occidentale, con le principali città, porti e risorse naturali (giacimenti di fosfati, zone di pesca ricche e possibili riserve offshore), è sotto stretto controllo marocchino. Una fascia desertica orientale, priva di grandi centri urbani, è amministrata dal Polisario, mentre decine di migliaia di sahrawi vivono da generazioni nei campi profughi di Tindouf, in Algeria, in condizioni di marginalità e dipendenza dagli aiuti umanitari. Intanto, sul terreno, la tregua appare sempre più fragile.

Da due anni, lontano dai riflettori, si registrano scontri sporadici lungo i 2.500 chilometri del “muro di sabbia” eretto dal Marocco per isolare le aree controllate dal Polisario. Organizzazioni per i diritti umani denunciano la repressione dei dissidenti sahrawi nei territori sotto controllo marocchino, mentre nei campi di Tindouf la vita scorre immobile, tra precarietà e attese senza fine. Lo scorso 31 ottobre, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione che, per la prima volta, sostiene Rabat per risolvere il conflitto nell’area con il Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, che ne rivendica l’indipendenza. Si apre la porta verso il riconoscimento della sovranità marocchina. Il popolo Sahrawi, che da anni rivendica l’autonomia del Sahara Occidentale dal Marocco, è tornato a protestare con forza contro la risoluzione delle Nazioni Unite che dà priorità alla sovranità del Marocco sul Sahara occidentale. Ne abbiamo parlato con Fatima Mahfud, rappresentante in Italia del Fronte Polisario, che avverte: «Perché mai il mondo dovrebbe rinunciare al diritto all’autodeterminazione? Solo i popoli hanno sovranità sulle proprie terre e sui propri destini. Negarlo significa rinunciare alla giustizia stessa».

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