Repubblica Centrafricana – Padre Gazzera: «Escalation violenza, necessario disarmo»

di Enrico Casale
centrafrica

Non cessa la violenza in Centrafrica, dove la situazione si sta deteriorando nonostante gli accordi di pace firmati il 19 giugno a Roma. Nelle ultime ore, l’emergenza ha coinvolto la città di Bozoum, come riferisce il missionario carmelitano padre Aurelio Gazzera,

«Bozoum – osserva il missionario – è una città a 400 chilometri dalla capitale. Da ieri pomeriggio ci sono delle notizie, che poi sono state confermate, di movimenti di ribelli della ex-Seleka che si stavano avvicinando alla città; anche perché Seleka e i movimenti collegati hanno ormai in mano oltre il 70 percento del Paese con anche tutta la zona frontaliera. Quindi ieri hanno tentato, ma per fortuna siamo riusciti ad allarmare i Caschi Blu, e sembra che siano stati fermati a una settantina di chilometri da Bozoum».

Ecco, purtroppo anche questo ultimo evento dice di una situazione che sta sfuggendo di mano: la violenza è sempre più presente nel Paese, di nuovo…
Sì, in Centrafrica non si è mai calmata del tutto. In più il governo è assente, i Caschi Blu sono poco efficaci e poco presenti sul territorio, e queste situazioni continuano a progredire e ad assumere poi il controllo di grossa parte del territorio. Ecco, è questo che sta succedendo.

Sappiamo quanto Papa Francesco sia legato e attento alla situazione nella Repubblica centrafricana. Secondo lei, che cosa si può fare e cosa anche la Chiesa può fare per aiutare in questo momento?
La Chiesa sta facendo molto. Io ero a una distanza di 120 chilometri, ma sono partito questa mattina alle quattro per rientrare qui in città proprio per dare un po’ di tranquillità e per rassicurare la gente. Il problema è grosso nel senso che bisogna arrivare a una riconciliazione e a far ragionare questa gente, a farle deporre le armi prima di discutere qualsiasi accordo o qualcosa. Però bisogna avere anche una certa forza, cosa che il governo si rifiuta di prendere in considerazione e anche i Caschi Blu di conseguenza.

Quindi, chiaramente, il primo passaggio padre Aurelio è quello di deporre le armi…
Quello sì, bisogna che sia fatto e in modo serio, con un calendario, con dei nomi e cognomi, dei posti dove chi ha voglia di fare la pace si possa fare avanti. Non fare dei “bla…bla” – del parlare – senza però poi concludere niente.
(06/07/2017 Fonte: Radio Vaticana)

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