Nigeria: ufficiale rapito, Buhari rompe il silenzio e l’esercito non tratterà

di Valentina Milani

Il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari ha rotto ieri il silenzio rispetto all’attacco sferrato da probabili terroristi alla Nigerian Defence Academy (Nda) di Kaduna, il più importante centro di formazione militare del Paese che, l’altro ieri, ha comportato l’uccisione di due ufficiali e il rapimento di un terzo, il maggiore Christopher Datong.

Attraverso il suo consigliere speciale per i media e la pubblicità, Femi Adesina, il presidente Buhari ha rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che “il morale dell’esercito nigeriano non è stato smorzato dall’episodio”. Buhari ha fatto le sue condoglianze alle famiglie delle vittime dell’attacco e ha promesso che i terroristi, i banditi, i rapitori e tutti gli altri criminali saranno affrontati apertamente dalle agenzie di sicurezza.
Ha anche ammonito quanti si stessero rallegrando per l’accaduto, rinvenendo in esso un segno di debolezza e cedimento da parte dell’autorità governativa, a cambiare lettura e a desistere da questi approcci distruttivi, unendosi piuttosto al governo per affrontare l’insicurezza e fare della Nigeria un posto migliore per tutti.

“Considerando che l’attacco, che ha portato alla perdita di vite umane, è avvenuto in un momento in cui i militari avevano messo in ritirata insorti, banditi, rapitori e altri tipi di criminali, il presidente afferma che l’azione atroce accelera lo sradicamento totale del male nella politica, che i membri delle Forze Armate sono decisi a realizzare nel più breve tempo possibile”, si legge nella dichiarazione rilasciata da Femi Adesina.

Nella giornata di ieri si era diffusa la voce che anche il maggiore Datong fosse stato ucciso e il suo corpo rinvenuto nella stessa giornata di martedì. La notizia tuttavia non è stata confermata da alcuna fonte ufficiale e varie testate giornalistiche la indicano oggi come destituita di ogni fondamento. Anche l’organizzazione indipendente Foundation for Investigative Journalism (Fij), che si occupa di informazione, diritto all’informazione e giornalismo investigativo, ha smentito le voci sul ritrovamento del corpo e affermato che il maggiore Datong è ancora vivo.

Secondo la Fij, l’esercito nigeriano avrebbe però informato la famiglia di non avere intenzione di trattare con i rapitori per il rilascio. “I militari hanno informato la famiglia che non pagheranno il riscatto”, ha detto ieri mattina alla Fij una fonte militare di alto livello. I rapitori sarebbero quindi passati a contattare direttamente la famiglia. 

Nel frattempo, non meno di 100 affiliati a Boko Haram si sarebbero arresi ieri all’esercito nigeriano nello Stato di Borno, nella città di Gwoza. Lo riferiscono le testate locali.
Un testimone, parlando con la stampa locale, ha parlato di 120 persone. Un’altra fonte ha riferito che gli ormai ex terroristi sono arrivati ​​portando solo vestiti e biciclette. Il fatto che non abbiano consegnato armi da fuoco alimenta dubbi sul loro status reale all’interno dell’organizzazione e sulle loro intenzioni.
Secondo alcuni osservatori la successione di rese a cui si sa assistendo in questi giorni è una conseguenza della morte del leader di Boko Haram Abubakar Shekau. Nei giorni scorsi si è parlato però anche di un piano riservatissimo del Governo Federale che avrebbe come obiettivo lo svuotamento delle basi terroristiche in cambio di amnistia e supporto economico. 

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