Il leader dell’opposizione mozambicana Venancio Mondlane è stato interrogato per circa dieci ore ieri dalla Procura generale nell’ambito di otto inchieste legate alle proteste post-elettorali del 9 ottobre. Mondlane, candidato sconfitto alle presidenziali, è accusato di “sovversione e disturbo dell’ordine pubblico” e di aver incitato alla distruzione di beni pubblici.
All’uscita dall’interrogatorio, Mondlane ha dichiarato alla stampa di aver risposto a una “raffica di domande” sulle manifestazioni seguite alle elezioni, ma ha lamentato di non essere ancora stato formalmente informato delle accuse a suo carico. “Abbiamo parlato dell’organizzazione delle proteste, del danno economico per il Paese e di molte altre questioni”, ha detto.
Nonostante l’assenza di un’incriminazione formale, la procura ha imposto restrizioni ai suoi spostamenti: Mondlane non potrà allontanarsi dalla propria residenza per più di cinque giorni senza informare le autorità, si apprende dai media locali.
L’oppositore è coinvolto in otto procedimenti giudiziari legati agli scontri post-elettorali, durante i quali sono stati danneggiati edifici pubblici. A novembre, la procura aveva chiesto a Mondlane e a Podemos, il partito che lo sostiene, un risarcimento di oltre 500 milioni di dollari per i danni arrecati allo Stato mozambicano. A gennaio, inoltre, è stato aperto un procedimento penale dopo che Mondlane aveva pubblicato un documento definito il suo “primo decreto presidenziale”, in cui avrebbe legittimato l’uso della violenza contro le forze di polizia.
L’interrogatorio avviene in un clima politico sempre più teso. Il 5 marzo, il presidente Daniel Chapo ha firmato un accordo di dialogo con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, escludendo però Mondlane. In risposta, l’oppositore ha presentato una denuncia contro il capo dello Stato, accusandolo di “incitamento alla violenza”. In particolare, contesta un discorso pronunciato il 24 febbraio a Cabo Delgado, in cui Chapo aveva paragonato la repressione delle proteste post-elettorali alla lotta contro il terrorismo nella regione settentrionale del Paese. Mondlane ha inoltre riferito di essere stato vittima di un presunto attentato il 5 marzo, quando il suo veicolo sarebbe stato colpito da sei proiettili durante una manifestazione repressa dalle forze di sicurezza.
Le tensioni post-elettorali rischiano di compromettere ulteriormente la stabilità politica del Mozambico, con il dialogo tra il governo e l’opposizione sempre più distante.