Medio oriente, l’Africa divisa dopo l’attacco di Hamas

di claudia

di Maria Scaffidi

I fatti in Medio oriente hanno avuto un eco anche in Africa e non soltanto nella zona araba del continente con posizioni polarizzate, a favore dell’uno o dell’altro.

Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat (foto di apertura), ha espresso massima preoccupazione per lo scoppio delle ostilità israelo-palestinesi, che causano gravi conseguenze per la vita dei civili israeliani e palestinesi in particolare, e per la pace nella regione. In un comunicato, ha detto che la negazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese, in particolare di quello di uno Stato indipendente e sovrano, è la causa principale della permanente tensione israelo-palestinese. Moussa Faki ha lanciato un appello urgente ad entrambe le parti affinché pongano fine alle ostilità militari e tornino, senza condizioni, al tavolo dei negoziati per attuare il principio di due Stati che vivono fianco a fianco, per salvaguardare gli interessi del popolo palestinese e del popolo israeliano. Il presidente ha invitato inoltre la comunità internazionale, e in particolare le grandi potenze mondiali, ad assumersi le proprie responsabilità per imporre la pace e garantire i diritti dei due popoli. 

Il ministro degli Esteri del Togo – Paese che intrattiene strette relazioni con Israele – Robert Dussey, ha condannato fermamente “l’attacco terroristico di Hamas contro i civili israeliani”. Su X (già Twitter), Dussey ha scritto: “Incoraggiamo Israele e Hamas a continuare il dialogo per risolvere le differenze. Chiediamo il rilascio degli ostaggi. La priorità è la pace in Israele, in Palestina e nella regione. Siamo dalla parte della pace”.

Nettamente filo palestinese la posizione dell’Algeria e Tunisia.  “Il popolo palestinese ha il diritto di recuperare le proprie terre, al fine di fondare uno Stato indipendente con Gerusalemme come capitale”, si legge nel comunicato stampa della presidenza della Repubblica tunisina, che esprime un “sostegno incondizionato” al popolo palestinese. 

Molto più cauta ed equilibrata la reazione del Marocco, uno dei Paesi arabi che avevano allacciato relazioni ufficiali con Israele. 

Il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi e il suo omologo palestinese Mahmoud Abbas hanno discusso dell’escalation militare e sottolineato il pericolo derivante dall’assenza di una prospettiva politica e dall’esacerbazione delle condizioni attuali, che minacciano la vita dei civili così come la sicurezza e la stabilità della regione. I due hanno inoltre espresso profonda preoccupazione per il proseguimento dell’attuale escalation e il conseguente grave deterioramento delle condizioni umanitarie e di sicurezza.

Il presidente del Kenya, William Ruto, ha condannato gli attacchi nei confronti di cittadini in Israele. “Il Kenya si unisce al resto del mondo in solidarietà con lo Stato di Israele”, ha twittato il capo di Stato keniano. “Il popolo del Kenya e il suo governo esprimono la più profonda solidarietà e inviano le condoglianze alle famiglie di tutte le vittime”. Il Kenya, si legge ancora, sostiene fermamente che non esiste alcuna giustificazione per il terrorismo, che costituisce una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Tutti gli atti di terrorismo e di estremismo violento sono ripugnanti, criminali e ingiustificabili, indipendentemente dall’autore e dalle sue motivazioni”.

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