Mauritius, il dramma ambientale pesa sull’economia

di Celine Camoin
petroliera wakashio

La petroliera MV Wakashio si è spezzata in due, nelle acque della Punta d’Esny, a sudest dall’isola di Mauritius. Lo sviluppo, preannunciato da giorni, ha provocato una fuga d’olio dal motore e dalle gru della nave giapponese, incagliatasi il 25 luglio scorso sulla barriera corallina  con a bordo quattro tonnellate di idrocarburi.

Il disastro ambientale causato dalla marea nera aggrava la crisi economica legata alla pandemia di coronavirus. Il turismo, perno dell’economia mauriziana, è fermo dallo scorso marzo. Per la prima volta, si prevede per il mese di dicembre un tasso di disoccupazione del 7% e 100.000 cittadini attivi senza lavoro. Per l’economia locale, è una situazione mai vista.  La catastrofe ecologica rischia di tenere a distanza i turisti da una destinazione balneare ormai inquinata. Il danno all’immagine è irreversibile, anche se non tutte le coste sono state colpite.

Secondo organizzazioni per la protezione dell’ambiente, l’incidente ha annientato 35 anni di lavoro dedicato al ripristino del littorale. Contrariamente a mete simili come le Seychelles o le Maldive, peraltro, il governo di Port-Louis non aveva ancora dato l’autorizzazione alla riapertura delle frontiere.

L’esecutivo ha annunciato che chiederà una compensazione alla Nagashiki Shipping, proprietaria della nave. Tuttavia, sono sempre più accese le critiche nei confronti del primo ministro Pravind Jugnauth, accusato di aver aspettato troppo tempo prima di mettere in moto un dispositivo di contenimento della catastrofe.

A sollevare l’indignazione è anche un’ipotesi circolata sul quotidiano locale L’Express e rilanciata da altri media internazionali: se la Washakio si è avvicinata così tanto dalle coste mauriziane, sarebbe stato per tentare di connettersi a una rete Wi-Fi, mentre a bordo l’equipaggio stava festeggiando un compleanno.

Secondo la stampa locale, 400 tonnellate di carburante sono state rimosse dalle acque, mentre 2.500 sono state aspirate direttamente dai serbatoi della Wakashio con il sostegno di esperti francesi, giapponesi e dell’Onu.

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