Marocco/1 – Disoccupazione e corruzione, il Rif in rivolta

di Enrico Casale
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In questi giorni nel Paese più stabile del nord Africa, il Marocco, torna ad agitarsi minaccioso un vecchio fantasma: il Rif. Quella regione berbera del nord con una ferita mai risanata, è scesa con migliaia di manifestanti nel cuore di Al Hoceima contro corruzione, repressione e disoccupazione. La marea umana che ha marciato pacificamente il 18 maggio nella capitale della regione, non avrà certamente fatto dormire sonni tranquilli al monarca Mohammed VI, che ha seguito passo dopo passo il battito della rivolta berbera, rinunciando all’appuntamento con Trump in Arabia Saudita.  L’onda del malcontento del Rif ha radici lontane e storiche ma nell’attualità recente ha una data e un fatto di cronaca preciso: l’incidente con le forze di polizia che ha causato, più di sei mesi fa, la morte del venditore di pesce Mohcine Fikri. Una morte così brutale, filmata e divulgata nel web, che ha raccolto l’indignazione di tutti i marocchini da nord a sud, dentro e lontano dalle frontiere del Paese. Lo strapotere del Makhzen era finalmente dentro l’occhio del ciclone, e la storia triste dell’ambulante berbero è divenuta l’occasione giusta per riportare i riflettori su una regione del Marocco fin troppo trascurata per infrastrutture, interessi, vecchie ostilità e diffidenze.
Quell’incidente – nonostante le autorità si siano presentate tempestivamente alla porta della famiglia per garantire un’inchiesta sui colpevoli – servì a far esplodere un malessere che si covava da tempo, fotografato dalla coesione dei manifestanti di Al Hoceima, e non solo, che hanno continuato a ribadire le loro istanze sfidando il Makhzen e rivolgendosi direttamente al Monarca, perché un cambiamento lo vorrebbero, e radicale.
(30/05/2017 Fonte: La Stampa)

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