Mambulu Ekutsu ▸ Una pericolosa foto fuori tema

di Pier Maria Mazzola

Appello al “Sole 24 Ore”: rimuovete quella foto fuorviante, che conferma l’equazione «straniero = nero = nullafacente alle spese dello Stato». L’informazione – a cominciare dalle immagini – è troppo cruciale, nell’attuale deriva razzista, per venire impiattata con faciloneria. Più ancora se si tratta di testate di prestigio.

Autorevolezza non rima sempre con professionalità. A cadere in un errore può anche essere il prestigioso giornale della Confindustria, Il Sole 24 Ore. In un clima sociale molto teso, dove gli africani e afrodiscendenti neri sono diventati bersaglio e preda dei movimenti neofascisti in Italia, con una successione di omicidi e aggressioni fisiche a sfondo razzista, è con rammarico che il sottoscritto ha constatato l’utilizzo della foto di un uomo africano nero in un recente articolo di questo giornale.

È vero che la foto raffigura una situazione comunque positiva, e cioè una persona di pelle scura al lavoro; ma era davvero opportuno usare quell’immagine? Soprattutto in un momento così buio come questo e in relazione al contenuto veicolato?

Direte: ecco i soliti africani neri che si lamentano sempre…

Prima osservazione. A mio avviso l’articolo diffonde con leggerezza delle statistiche sensibili. Parla infatti dell’ammontare dei contributi sociali – pensioni di invalidità e sociali – ricevuto dai cittadini stranieri e neocomunitari nel 2016. La leggerezza sta nella mancanza della completezza dell’informazione: non vi è nessun accenno ai contributi versati dai cittadini stranieri e neocomunitari. Eppure lo stesso giornale aveva pubblicato delle statistiche sul ruolo importante del lavoro dei cittadini stranieri sulla tenuta delle casse previdenziali. Per equilibrare una notizia così delicata bastava l’inserimento di questo link nell’articolo, oppure inserire, accanto o sotto il pezzo incriminato, altri articoli collegati in grado di offrire una visione più completa dei fatti al lettore, che, lo sappiamo, ha sempre meno tempo di lettura.

Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che il lettore del Sole 24 Ore è un lettore educato, che sa dove andare a cercare l’informazione. La tesi è debole perché, pur essendo un giornale specializzato, i contenuti del Sole non rimangono tra le “quattro mura” dei suoi presunti lettori specifici. Circolano per il web, nei social network, e sono a disposizione anche dei non addetti ai lavori. L’articolo può facilmente essere utilizato da movimenti neofascisti in chiave propagandistica.

Seconda osservazione. L’articolo diffonde statistiche sui cittadini stranieri. Non parla in maniera specifica dei neri africani che anzi, leggendo l’articolo, risultano essere in assoluta minoranza nella classifica dei sopracitati beneficiari delle mammelle dello Stato.

Qualcuno potrebbe dire che, quando si parla di stranieri, la foto dei neri è quella che stabilisce rapidamente l’associazione con il tema nella mente del lettore. Ma da dove nasce questa regola? Dove mettiamo i neri italiani nati qui, in questo Paese? Sono stranieri? Non si può usare una foto di indiani, di cinesi, di coreani?… Anche questi popoli sono «diversamente visibili», usando una vecchia espressione dello scrittore e medico Kossi Komla-Ebri.

Tutto ciò premesso, credo sia un dovere professionale rimuovere tale foto dal sito, perché rinforza la pericolosa associazione che ha già fatto troppi danni: straniero = nero = nullafacente alle spese dello Stato, il quale trae le proprie risorse solo dalle tasche degli italiani purosangue! Bisognerebbe che la catena che produce l’informazione, sia nel Sole 24 Ore sia nelle altre testate, cominci a fare un serio ragionamento sull’effetto, nella società, di tali comportamenti (l’uso indistinto delle foto di neri per veicolare messaggi riguardanti gli stranieri), frutto di brutti automatismi che vanno combattuti. La persistenza di tali comportamenti potrebbe essere ritenuta concausa del clima malsano che vive il nostro Paese, diventato teatro di atti criminali a sfondo razzista ai danni, soprattutto, dei neri.

Bisogna alzare la vigilanza e rimuovere il velo sull’ingiustizia comunicativa che subiscono i cittadini neri di origine africana residenti in Italia. In proposito, pare opportuno ricordare la campagna Anche le immagini uccidono lanciata da Redani – la Rete della diaspora africana nera d’Italia – per esigere anche dalle ong e dagli organi di comunicazione un utilizzo etico delle immagini di donne e bambini neri nelle loro campagne di comunicazione e di raccolta fondi.

Il giornalismo è troppo importante per essere lasciato a professionisti non correttamente formati sulla delicata questione della comunicazione interculturale, in un Paese che la storia ha reso multiculturale da tanto tempo. I giornalisti hanno il compito non solo di informare, ma anche di educare i lettori. Non ci si deve per forza arrendere alla facilità, a consuetudini che non hanno nessun senso alla prova dei fatti, e alla caccia sfrenata al lettore nel tempo del web 2.0. L’informazione, quella giusta, è un bene comune essenziale alla democrazia. Curarla è una battaglia etica.


Mambulu Ekutsu è consulente in educazione interculturale, comunicazione e sviluppo di progetti; fondatore e direttore della  African Summer School Italy.

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