L’ultimo trofeo di caccia

di Marco Trovato

di Marco Trovato

Il Botswana ha perso in questi giorni il suo più grande elefante per mano di due cacciatori. Tutto legale. I safari di caccia nelle riserve africane sono un’attività fiorente. Europa e Stati Uniti sono i maggiori importatori di trofei di caccia. E l’Italia vanta un macabro primato…

Due cacciatori in posa accanto a un enorme elefante inerme: l’immagine, scattata pochi giorni fa in Botswana, sta facendo il giro del mondo, provocando indignazioni e polemiche. Il pachiderma ucciso era il più maestoso del Paese, nonché uno dei più grandi dell’intera Africa. Ad affermarlo è stata l’impresa Game Animals of the Past and Present specializzata nell’organizzazione di safari di caccia per trofei. La conferma è giunta dell’ex presidente Seretse Khama Ian Khama, da sempre in prima linea a tutela della fauna selvatica del suo Paese, che nel 2014 aveva abolito la caccia (poi ripristinata dal governo nel 2019, un anno dopo la fine del mandato di Khama, a seguito di “approfondite consultazioni” con un comitato composto da esperti e scienziati vari). “Questo era uno dei più grandi, se non il più grande elefante del Paese”, ha affermato Khama. “Un animale che i tour operator cercavano costantemente di mostrare ai turisti come un’attrazione iconica. Ora è morto”. Tutto legale. I bracconieri non c’entrano. L’abbattimento è avvenuto in una riserva di caccia secondo quanto previsto dalle leggi. E’ solo l’ultimo caso eclatante di un fenomeno assai diffuso non solo in Botswana.

Pro e contro

Centinaia di migliaia di animali selvatici, comprese le specie in via di estinzione o minacciate, vengono uccise ogni anno in tutto il mondo da cacciatori facoltosi, che pagano somme ingenti per esibire nella propria casa i loro “trofei” . Questo tipo di caccia alimenta un business enorme gestito da decine di organizzazioni specializzate in safari caccia. I promotori di questa attività sostengono di agire nel pieno rispetto della natura: i profitti delle riserve di caccia e le tasse governative pagate dai cacciatori permetterebbero di finanziare la protezione della fauna selvatica, inoltre gli animali abbattuti sarebbero esemplari malati, vecchi o comunque in soprannumero rispetto alle risorse disponibili. Infine la caccia ai trofei creerebbe sviluppo e lavoro in Paesi poveri.

“Tutto falso”, sostiene Ruud Tombrock, direttore esecutivo per l’Europa di Humane Society International (HSI) che da anni porta avanti una battaglia contro la caccia al trofeo, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e di fare pressione sui governi. “Rispetto alla caccia al trofeo, il turismo di osservazione della fauna selvatica – i normali safari fotografici – genera molti più introiti da poter destinare alla conservazione, e fornisce inoltre maggiori opportunità di lavoro alla popolazione locale. La caccia al trofeo è crudele e immorale, è gestita da un’industria spietata che trae profitto dall’organizzazione di viaggi di caccia sulla pelle di animali rari e magnifici”. Insomma, secondo Tombrock, al di là di considerazioni morali, gli animali selvatici varrebbero assai di più da vivi che da morti.

L’importazione in Italia

La vicenda ci riguarda da vicino: i Paesi membri dell’Unione Europea sono il secondo importatori di trofei di animali al mondo (dopo gli Stati Uniti). “Negli ultimi anni il numero delle importazioni è persino aumentato con una certa costanza – si legge nell’ultimo rapporto di Humane Society International/Europe. “In soli cinque anni gli Stati dell’UE hanno importato 15mila trofei di 73 specie di mammiferi tra quelle minacciate di estinzione… Gruppi come il Safari Club International promuovono l’abbattimento di animali selvatici per “sport” incoraggiando i loro membri a competere per aggiudicare i premi in palio”. Ai primi posti tra le prede preferite: l’elefante africano (Loxodonta Africana), il babbuino nero (Papio ursinus), il rinoceronte. La scorsa settimana, la polizia spagnola ha effettuato un maxi sequestro di oltre mille animali imbalsamati per un valore di 29 milioni. La scoperta è avvenuta al culmine di un’indagine della squadra di protezione della natura della polizia di Valencia che in un magazzino clandestino ha scoperto un vero e proprio emporio di trofei di caccia.

Gli animali imbalsamati sequestrati dalla guardia civile spagnola nei pressi di Valencia

Tra gli animali imbalsamati: un leone, un ghepardo, un rinoceronte, una lince, un leopardo delle nevi, ma anche specie gravemente minacciati in natura come la tigre del Bengala, ed esemplari già estinti come l’orice scimitarra. Oltre che 198 pezzi di zanne di elefante. Namibia e Sudafrica sono i paesi africani che hanno esportato più trofei verso l’Unione Europea. Ma non c’è solo l’Africa nel mirino dei cacciatori: ambitissimi gli orsi polari, i lupi grigi, gli orsi bruni, le tigri: di cui si importano la testa e gli artigli. Alcuni Paesi europei, come la Francia e l’Olanda, hanno già vietato l’importazione di trofei animali o stanno valutando la proibizione delle specie minacciate, come il Belgio. Tra il 2014 e il 2020 – fa sapere HSIl’Italia ha importato 437 trofei di caccia provenienti da specie protette a livello internazionale. “In Europa il nostro Paese è il primo importatore di trofei di ippopotami e il quarto importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica e il quinto importatore di trofei di elefanti africani”.

L’asta degli orrori

Una recente e scioccante indagine sotto copertura, condotta nello stato americano dell’Iowa, da Humane Society of the United States (HSUS) e Humane Society International (HSI) ha svelato un triste risvolto dell’industria della caccia al trofeo. Il video documenta un macabro evento, della durata di quattro giorni, in cui migliaia di animali imbalsamati (tra cui almeno 557 trofei di mammiferi messi in vendita dai loro uccisori o proprietari, non più interessati ad averli) sono stati venduti al miglior offerente. Uno scenario orribile di casse e scaffali pieni di trofei, alcuni ottenuti da animali appartenenti a specie a rischio e in via di estinzione come elefanti, orsi polari, giraffe e ippopotami. C’erano inoltre innumerevoli trofei di animali appartenenti alla fauna selvatica americana come orsi grizzly, orsi neri e leoni di montagna. Tra i grotteschi oggetti c’erano decorazioni per la casa come tavoli e lampade realizzati con zampe e zoccoli di giraffa e di elefanti africani, nonché circa 50 tappeti ricavati dalle pelli di orsi neri, orsi grizzly, zebre, lupi e leoni di montagna. L’investigatore ha riportato inoltre di aver visto mucchi di denti di ippopotamo, di ossa e zampe di giraffa e una scatola polverosa etichettata “orecchie e pelle di elefante”.

Tavoli con zampe di elefanti all’asta negli Usa (fonte HSUS)

“Il fatto stesso che specie di animali selvatici minacciate e in via di estinzione vengano uccise per divertimento è una realtà raccapricciante”, tuona Kitty Block, CEO di HSUS e di HSI. “È inconcepibile che vengano poi ridotti a macabri e ormai indesiderati souvenir che finiscono accantonati e spolverati solamente per essere venduti ad una fiera come questa. ”L’investigatore sotto copertura ha inoltre scoperto la provenienza della maggior parte dei trofei: da cacciatori intenzionati a dismettere una parte o la totalità delle proprie collezioni, o da famiglie che hanno ricevuto questi orrendi oggetti in eredità. Uno degli addetti dell’asta ci ha confidato: “Gli agenti immobiliari consigliano ai proprietari di case di buttare via quelle creature morte”, per non svalutare le case in vendita. Tra i trofei battuti a quest’asta, si segnalano: quattro piedi di elefante africano trasformati in tavoli con piani in pelle di elefante; quattro zampe di giraffa trasformate in un set con tavolino da caffè e lampada da terra; due zampe di elefante cave che i battitori dell’asta hanno suggerito poter essere usate come “un bel bidone della spazzatura”; un orso polare con una foca venduti per 26.000 dollari, il prezzo più alto battuto; due teschi e tre corpi interi di giraffa (classificata come “vulnerabile” dall’IUCN), tra i quali un cucciolo pubblicizzato come “della dimensione perfetta per qualsiasi stanza della casa”, venduti per 6.200 dollari; puledri di zebra imbalsamati; sei scimmie, tra cui un cercopiteco impagliato con in mano una bottiglia di birra; 49 orsi di cui cinque cuccioli e una coppia madre-cucciolo.

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