Si concludono oggi i giorni di lutto nazionale indetti per celebrare la memoria, e i funerali di Stato, dell’ex presidente Samuel Kanyon Doe, ucciso 35 anni fa dal signore della guerra Prince Johnson a Monrovia. Era il 9 settembre 1990.
Il funerale di stato di Doe, celebrato venerdì scorso, è parte della promessa dell’attuale presidente liberiano Joseph Boakai di dare a Doe “un riposo degno e il suo posto nella storia della Liberia”. Boakai ha servito come ministro dell’Agricoltura proprio sotto Doe e nell’ultima campagna elettorale aveva promesso di organizzare e celebrare esequie di Stato per l’ex-presidente, una scelta che è anche politica, volta ad arginare la divisione sociale nata durante il periodo in cui Doe era al potere e di avviare il Paese “su un autentico cammino di riconciliazione”.
“Non è solo una sepoltura, è un momento di riflessione nazionale, un’occasione per riconciliarci con la nostra storia, per guarire dalle nostre ferite e per ricordare con rispetto e determinazione” ha detto Boakai, citato dai media liberiani. Alla presenza delle massime cariche dello Stato e di Boakai, la cerimonia funebre, in forma solenne, ha avuto luogo nella città più grande della contea di Grand Gedeh, a sole 12 miglia dalla città natale di Doe, Tuzon, i cui residenti si sono radunati in massa per assistere alla sepoltura. A migliaia sono accorsi alla cerimonia e in milioni hanno guardato la diretta televisiva.
La morte di Doe fu la causa che scatenò definitivamente la prima guerra civile liberiana, che ha causato la morte di decine di migliaia di persone. Ad assistere alla cerimonia, c’erano tanti liberiani che quel conflitto l’hanno attraversato, spesso sopportando tragedie personali: i volti dei presenti, degli anziani che avevano assistito alla furia implacabile del conflitto e si asciugavano le lacrime, erano tesi e commossi mentre le due bare, trasportate da camion e drappeggiate con i colori della Liberia, si facevano strada verso il municipio, dove si sono svolti i riti funebri. In fila indiana, soldati in alta uniforme chiudevano la fila, marciando al ritmo di musica marziale suonata da una banda militare. Una delle bare conteneva i resti della moglie di Doe, Nancy, che, in collaborazione con il governo di Boakai, stava pianificando una nuova sepoltura di Stato per il marito ma è morta, nel 2024, prima di poterla vedere. L’altra bara invece, che avrebbe dovuto contenere i resti del 21esimo presidente della Liberia Samuel Kenyon Doe, il primo leader non americo-liberiano che ha guidato il Paese, era vuota: aveva infatti uno scopo puramente simbolico, in un Paese che cerca ancora oggi di porre fine ai terribili ricordi della prima guerra civile liberiana, iniziata nel 1989, che causò la morte di Doe e si concluse nel 1997 con l’insediamento come presidente del suo nemico, Charles Taylor.
Il giorno della sua morte Doe fu torturato da Johnson (morto l’anno scorso) e dai suoi miliziani (c’è un video che si trova ancora su YouTube) e che fine abbiano fatto i suoi resti ancora è un mistero: negli anni Johnson, che prima di morire era a capo della scissionista Forza patriottica nazionale indipendente della Liberia (Inpfl), ha testimoniato su come il corpo gravemente mutilato di Doe fosse stato disfatto dai suoi accoliti armati. Doe (nato nel 1951) venne catturato, denudato completamente e legato ed è morto per le molteplici ferite riportate dopo essere stato sottoposto a torture strazianti, tra cui il taglio di un orecchio, mentre un Johnson ubriaco si godeva una birra a pochi metri di distanza da lui. C’è un video drammatico, girato 9 il settembre 1990, che ha reso famoso in tutto il mondo Prince Johnson: le immagini lo ritraggono tronfio e ubriaco in un ufficio della dogana del porto di Monrovia, mentre beve birra e impartisce ordini ai suoi uomini che seviziano e torturano l’allora presidente Samuel Doe, sanguinante e senza un orecchio. Quell’episodio, il prologo del tragico decennio che verrà, è uno dei più noti della prima guerra civile liberiana: Johnson interroga Doe e lo condanna a morte, autoproclamandosi presidente l’indomani ma capitolando poche settimane dopo, quando i ribelli, e molti suoi uomini, passarono tutti dalla parte di Charles Taylor. Johnson fu costretto a fuggire in Nigeria per evitare di essere ucciso e trascorse lì i successivi 12 anni.
Testimoniando alla Commissione per la verità e la riconciliazione, quasi vent’anni dopo, Johnson ha negato le voci secondo cui lui e i suoi scagnozzi fossero cannibali che avevano smembrato e divorato il corpo dell’ex presidente e disse che, all’epoca, i suoi uomini avevano portato un giornalista straniero alla tomba di Doe prima che questa venisse aperta e il corpo riesumato alla presenza del giornalista, il cui nome non era stato reso noto: “Il corpo di Doe era duro come una roccia. Doe è stato imbalsamato per 25 anni. In seguito ho detto loro di riseppellire il corpo, ma il mio vice ha detto che i morti non possono avere due tombe, quindi il corpo di Doe è stato cremato e poi le sue ceneri sono state gettate in un fiume”.
Prince Johnson è morto a 78 anni nel novembre 2024 e anche i suoi funerali sono stati un momento solenne per il Paese: noto per la sua crudeltà, Prince Yormie Johnson non è mai stato processato per i crimini commessi durante le due guerre civili che hanno dilaniato la Liberia tra il 1989 e il 2003, nonostante il suo nome fosse il primo della lista dei “noti autori” di atrocità della Commissione per la riconciliazione. Prince Johnson è morto a Monrovia da uomo libero, anzi da senatore in carica. Padre di 12 figli, dismessi i panni di signore della guerra, dal 2004 è diventato un influente uomo politico, il vero e proprio kingmaker delle ultime tre elezioni presidenziali: un debito politico condiviso dagli avversari Boakai e Weah ma anche dalla ex-presidente, e premio Nobel per la pace, Ellen Johnson Sirleaf, che la settimana scorsa ha fatto visita ai parenti. Senatore dal 2005 per la contea di Nimba, è diventato anche predicatore evangelico.
Per il presidente liberiano Boakai, la risepoltura di Doe riflette la “maturità nazionale e la volontà collettiva dei liberiani” di guarire e sottolinea la politica del suo governo di allontanare finalmente le ombre del conflitto e promuovere la riconciliazione.