L’Africa, il continente che riconosce la Palestina da decenni

di claudia
gaza

Sono 52, su 54 totali, le nazioni africane che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina e, su questo argomento, l’Africa può vantare diversi primati, recenti e meno recenti. Gli unici Paesi africani a non riconoscerla sono, oggi, il Camerun e l’Eritrea.

Era il 15 novembre del 1988 quando l’allora leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Yasser Arafat, pronunciava ad Algeri la dichiarazione di indipendenza dello Stato palestinese e, proprio quel giorno, l’Algeria fu il primo Paese al mondo a riconoscere il neonato Stato.

Mentre l’Europa e l’occidente nel suo complesso discutono, con un ritardo di 40 anni, l’opportunità politica di riconoscere la Palestina, l’Africa – secondo diversi osservatori – si è dimostrata essere il continente più capace di volgere lo sguardo al futuro. Nelle settimane successive alla dichiarazione di indipendenza, 75 Paesi del mondo riconobbero lo Stato palestinese, la maggior parte dei quali erano africani: c’erano Sudan, Egitto, Nigeria, Burkina Faso, Senegal e Guinea (Paesi decolonizzati da pochi anni che identificarono la lotta palestinese con la propria, un fatto che comunque non impedì alla maggior parte di loro di mantenere relazioni diplomatiche con Israele) ma anche Marocco, Tunisia e Mauritania.

Poi arrivarono gli anni Novanta: la caduta del muro di Berlino, la liberazione e l’elezione di Nelson Mandela, che il 15 febbraio 1995, eletto da poco, unì il Sudafrica al gruppo di nazioni del mondo vicine alla Palestina. Un Sudafrica che, oggi, si fa portavoce di una causa contro Israele, intentata alla Corte penale internazionale, ma anche della posizione africana verso la titubanza dell’occidente: “Tutti gli Stati devono riconoscere urgentemente lo Stato palestinese” ha detto poche settimane fa il ministro degli Esteri sudafricano Ronald Lamola salutando la decisione della Francia di riconoscere lo Stato di Palestina come di “un passo importante” verso la soluzione “a due Stati” per il Medio Oriente.

Sui media sudafricani, molto attenti a questo tema, si leggono sempre più spesso editoriali che celebrano “il risveglio della coscienza europea” mentre fino a pochi mesi fa si definivano i Paesi occidentali “complici del genocidio”. 

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