Guinea Bissau, oggi vertice straordinario Ecowas

di Valentina Milani

Al via oggi in Guinea-Bissau il vertice straordinario della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) in gran parte dedicato ai tre Paesi i cui leader, dopo i rispettivi colpi di Stato militari, hanno tutti promesso di tenere elezioni per porre fine ai regimi di transizione: Mali, Burkina Faso e Guinea. Come sottoliena Radio France Internationale (Rfi), i tempi sono già stati fissati dall’Ecowas e dalle autorità transitorie e l’ente dovrà giudicare i progressi nell’organizzazione.

Il dossier più consistente sul tavolo dei vertici dell’Ecowas è del Mali. Le autorità di transizione maliane hanno organizzato tre settimane fa, il 18 giugno, un referendum costituzionale, segnando la prima scadenza elettorale concordata con l’organismo regionale con, in vista, le elezioni presidenziali del febbraio 2024.

Rfi fa notare che un ritardo è però gia stato segnato: le elezioni comunali erano previste per il mese scorso, non si sono svolte e Bamako non ha comunicato alcuna nuova data.

Inoltre, il voto referendario appena svoltosi è viziato da gravi accuse di frode: molti partiti di opposizione e movimenti della società civile denunciano il riempimento delle urne, voti fittizi o addirittura l’uso dello Stato da parte del campo del “sì” durante la campagna elettorale. Deplorano inoltre, e prima di loro gli osservatori elettorali schierati in Mali, che lo scrutinio non si sia potuto svolgere in tutto il territorio. La regione di Kidal, in particolare, è stata totalmente esclusa.

L’Autorità maliana preposta alla gestione delle elezioni (Aige) assicura il contrario, ma non ha pubblicato alcun risultato per la regione di Kidal. Ha annunciato una larga vittoria del “sì” al progetto di Costituzione voluto dalle autorità transitorie, con il 97% dei voti. Sono stati presentati ricorsi alla Corte costituzionale del Mali.

L’Ecowas si trova quindi in una situazione delicata, poiché dovrà dire se questo referendum costituisca un anticipo o un problema per il ritorno all’ordine costituzionale.

Un altro Paese la cui situazione deve essere esaminata dai leader dell’Africa occidentale è il Burkina Faso. L’Ecowas esaminerà in particolare l’evoluzione del contesto di sicurezza, che costituisce sia la priorità dichiarata delle autorità di transizione burkinabé sia la loro principale difficoltà nella prospettiva dell’organizzazione delle elezioni.

Gli attacchi terroristici sono aumentati in modo esponenziale negli ultimi mesi, con un bilancio spaventoso. Accuse di abusi sono rivolte anche contro l’esercito ei suoi ausiliari, i Volontari per la Patria (Vdp), reclutati tra i civili locali.

Le elezioni presidenziali che dovrebbero concludere il periodo di transizione sono previste per luglio 2024. L’Ecowas aveva già chiesto la scorsa estate alle autorità di Ouagadougou di aggiornare e precisare il calendario elettorale. Ma da un anno questi dettagli non vengono ancora comunicati ufficialmente.

“Un comitato di monitoraggio si è già riunito a livello tecnico. Ma si è parlato di un incontro a livello politico, sotto la presidenza del mediatore dell’Ecowas, l’ex presidente nigeriano Mahamadou Issoufou. Tale incontro non si è ancora tenuto, ma le autorità burkinabè affermano di essere in linea con i tempi per onorare gli impegni presi con l’Ecowas”, ha spiegato a Rfi Issaka Souaré, docente-ricercatore presso la Lansana Conté University di Conakry e consulente dell’ufficio regionale dell’Institute for Security Studies (Iss) per l’Africa occidentale.

Nel menu del vertice della Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale di domenica c’è anche la Guinea, dove il periodo di transizione dovrebbe concludersi tra un anno e mezzo, nel dicembre 2024. Questo era l’accordo concordato tra Conakry ed Ecowas.

Nel frattempo, le autorità di transizione guineane si sono prefissate dieci obiettivi: l’adozione di una nuova Costituzione, l’istituzione di un’organizzazione per gestire le elezioni, lo sviluppo di un nuovo registro elettorale, tra gli altri. Come osserva l’emittente francese, il programma è molto impegnativo, ma anche costoso: è stimato in quasi 6.000 miliardi di franchi guineani (ovvero quasi 650 milioni di euro). L’Ecowas si è già impegnata ad aiutare Conakry a raccogliere i fondi necessari. Ma i capi di Stato dell’Africa occidentale esamineranno anche i ritardi già osservati.

“Siamo un po’ indietro rispetto alla bozza della nuova costituzione”, continua Issaka Souaré, dell’ufficio regionale dell’Iss in Africa occidentale. La Guinea aveva proposto sei mesi per questa azione, l’Ecowas quattro mesi, ma anche con sei mesi il Cnt, che è il Consiglio Nazionale di Transizione, avrebbe dovuto adottare il progetto di Costituzione a giugno. Solo che su questo si può recuperare – spiega il ricercatore – perché legato a questa azione c’è il referendum per l’adozione di questa Costituzione previsto per dicembre. Quindi c’è un ritardo, ma può essere recuperato in modo che il referendum possa svolgersi nella data prevista dal calendario”.

L’Ecowas potrebbe quindi rimanere conciliante con Conakry. A meno che lo status di semplice osservatore – e non di membro a pieno titolo – che gli è stato attribuito all’interno del Comitato di monitoraggio e valutazione del calendario creato dal Presidente di transizione, colonnello Mamady Doumbouya, non incoraggi i leader dell’Africa occidentale a essere più risoluti.

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