Etiopia, ondata di violenze

di Marco Trovato

Una nuova ondata di violenze intercomunitarie è esplosa nelle ultime settimane in Etiopia nello Stato regionale di Benishangul-Gumuz, nell’ovest del Paese, dove secondo alcune fonti citate dai media locali sarebbero morte più di 30 persone (dato smentito dalle autorità, che al momento non hanno fornito numeri al riguardo). Secondo quanto riferito, gli attacchi sono avvenuti nella zona di Metekel a partire dalla prima settimana di settembre e hanno coinvolto membri della comunità di Buran Woreda, un’area in cui risiedono membri dei gruppi etnici Amhara, Shinasha, Gumuz ed Agew. Anche secondo il governatore di Metekel, Atinkut Shitu, gli autori degli attacchi potrebbero essere un gruppo organizzato di membri dei partiti di opposizione e di ufficiali militari in congedo. Secondo il governatore, circa 300 persone che erano fuggite dalle loro case a seguito dei recenti attacchi sono rientrate nelle loro case. La Commissione per i diritti umani dell’Etiopia si è detta profondamente preoccupata per la recente ondata di violenze e ha chiesto l’apertura di un’indagine indipendente su quanto accaduto. Il premier Abiy Ahmed, invece, ha condannato su Twitter le violenze che, a suo dire, sono “perpetrate da gruppi volti a ribaltare il cammino delle riforme” avviate dal governo.

Intanto, Jawar Mohammed, magnate dei media e politico dell’opposizione del gruppo etnico Oromo in Etiopia, è stato accusato formalmente di terrorismo. Lo ha reso noto l’ufficio del procuratore generale. Jawar, fondatore dell’Oromiya Media Network e membro del partito del Congresso Federalista Oromo, è stato arrestato a giugno durante i disordini che si sono scatenati dopo l’assassinio del famoso musicista Oromo Haacaaluu Hundeessaa. Jawar e altri 22 attivisti, tra cui il leader dell’opposizione di Oromo Bekele Garba, sono accusati di violazione delle leggi anti-terrorismo, delle leggi sulle frodi nelle telecomunicazioni e delle leggi sulle armi da fuoco, ha detto l’ufficio del procuratore generale in una dichiarazione sui social media.

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