Etiopia: Amnesty denuncia la detenzione arbitraria di tigrini

di claudia

La polizia di Addis Abeba ha arbitrariamente arrestato e detenuto decine di tigrini senza un giusto processo, dopo la riconquista della capitale della regione del Tigray, Macallé, da parte delle forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf). A denunciarlo oggi è l’organizzazione di difesa dei diritti umani Amnesty International che, tramite un comunicato, sottolinea che gli arresti sembrano avere motivazioni etniche.

“Dopo l’annuncio di un cessate il fuoco unilaterale da parte del governo federale il 28 giugno, nelle ultime due settimane i tigrini di Addis Abeba sono stati arbitrariamente arrestati e detenuti. Ex detenuti ci hanno detto che le stazioni di polizia sono piene di persone che parlano tigrino e che le autorità hanno condotto arresti di massa a tappeto di tigrini”, ha dichiarato – si legge nella nota – Deprose Muchena, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.

Amnesty International esorta quindi il governo etiope a porre fine a questa ondata di arresti arbitrari e a garantire che tutti i detenuti siano prontamente accusati di reati riconosciuti a livello internazionale e sottoposti a un processo equo, oppure rilasciati immediatamente e senza condizioni. L’organizzazione precisa che, mentre alcune persone sono state rilasciate su cauzione, circa centinaia di altre rimangono in detenzione e non si sa dove si trovino. Amnesty dichiara di non essere a conoscenza di accuse penali riconosciute a livello internazionale contro le persone ancora detenute che sono state arrestate nei casi documentati dall’organizzazione. Nella nota viene ricordato che la legge etiope richiede che la polizia presenti i detenuti in tribunale entro 48 ore dall’arresto per esaminare i motivi dell’arresto. Portare i detenuti davanti a un’autorità giudiziaria è un’importante salvaguardia contro la tortura, i maltrattamenti e le sparizioni forzate.

Amnesty International ha intervistato a distanza 14 persone ad Addis Abeba, tra cui ex detenuti, testimoni oculari di arresti, parenti e avvocati di coloro che sono ancora in detenzione. Tsehaye Gebre Hiwot, che lavora in un negozio di manutenzione di pneumatici vicino a Gotera, è stato arrestato dalla polizia insieme a un parente, Haile Girmay, il 3 luglio. Un membro della famiglia ha raccontato ad Amnesty International di aver fatto visita a Tsehaye nella vicina stazione di polizia: “quando sono andato a trovarlo, ho visto molte altre persone che venivano arrestate. Parlavano tutti in tigrino. Non so se sono poi stati rilasciati”.

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