Etiopia, Abiy contestato dai suoi Oromo

di Enrico Casale

Nella regione dell’Oromia (Etiopia) è scoppiata la violenza. Secondo un rapporto del governo federale, 78 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite in dimostrazioni contro l’esecutivo. I manifestanti sono scesi in strada per sostenere Jawar Mohammed, un leader nazionalista oromo, e per contestare il premier Abiy, anche lui di etnia oromo. Le dimostrazioni sono subito degenerate in scontri con connotazioni etniche e religiose.

Jawar Mohammed afferma che le autorità hanno cercato di togliergli ogni protezione, mettendo a rischio la sua incolumità personale. Abiy Ahmed non ha reagito direttamente all’accusa. Da lui nessun commento. Le dimostrazioni però hanno avuto lui come bersaglio e messo in evidenza la perdita di popolarità del capo del governo, soprattutto nella sua regione di origine.

Abiy Ahmed è stato contestato dai manifestanti nella città di Ambo, nell’Oromia, dove si era recato per parlare con i leader della comunità. Più a sud, ad Adama , i giovani sostenitori di Jawar Mohammed si sono opposti a una sua visita. Gli attivisti hanno denunciato: «Quello che è successo con Jawar ci rende tristi e vogliamo che Abiy chiarisca le cose, altrimenti ovviamente saremo contro di lui».

Anche in altre comunità di Adama, Abiy è stato contestato. I giovani attivisti contestano l’inerzia del governo di Addis Abeba: «Perché siamo costretti a difenderci dagli attacchi di membri di altre etnie? E il governo non sta facendo nulla per noi? Non siamo contenti delle politiche di Abiy».

Abiy, da poco insignito con il premio Nobel per la Pace, è stretto tra le pressioni della sua gente oromo e i sostenitori di un’Etiopia unita, e fa fatica a conciliare le posizioni di entrambi i fronti.

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