Emmanuel Iduma, il mio “incontro” con Serigne Touba

di Stefania Ragusa

Da oggi è in libreria  “Lo sguardo di uno sconosciuto”, diario di viaggio dello scrittore nigeriano Emmanuel Iduma, con cui Francesco Brioschi Editore inaugura una nuova collana dedicata alla letteratura africana. Con l’autorizzazione dell’editore pubblichiamo un estratto del libro, riferito al passaggio in Senegal.

Deve averti mandato Cheikh Bamba, aveva detto Koursiyou. Aveva i capelli avvolti in un tessuto che formava un’aureola gigante, una collana ddi perle grandi quanto il pugno di un bambino, e il pendente come le nocche.
Raccontami di più, gli avevo chiesto.
Nessuno viene da così lontano, in cerca della foto di Bamba, senza essere stato madnato da lui. La tua è una missione spirituale. Ben presto ti apparirà in sogno.
Avevo annuito.
Ora non sei del tutto d’accordo ma ben presto lo sarai. Siamo musulmani solo grazie a Cheikh Amadou Bamba, ovvero Serigne Touba, lo Sceicco di Touba. Lui ci ha detto che possiamo essere buoni musulmani, neri e musulmani. Aveva chiesto a Dio: «Lascia che chi non può andare alla Mecca venga a Touba, fai che abbia lo stesso valore».
In quel momento avevo notato che sul dito medio del piede aveva un anello. Erano i piedi di una persona che percorre lunghe distanze con dei sandali dalle suole sottili.
Dio aveva soddisfatto la richiesta di Serigne Touba.
Avevo annuito di nuovo.
Voglio sapere del Gran Magal.
I suoi profondi occhi marroni brillavano. Aveva fatto un lungo tiro dalla canna.
Quest’uomo è stonato di marijuana, mi ero detto. Perché dovrei credergli?
Quando si viene al Magal, bisogna portare tutto quel che si è raccolto durante l’anno.
Quando porti il denaro allo Cheikh ci metti sopra una scatola di fiammiferi. Significa che lui è libero di farci qualsiasi cosa. È vero quello che dicono: devi essere nelle mani del tuo marabutto come un cadavere nelle mani del becchino.
Quand’è il Magal?
Alla fine del mese. Tutti i muridi che si rispettino andranno a Touba. Ci andiamo per ringraziare, per ricordare quando il profeta Mohamed era apparso a Serigne Touba.
Purtroppo non potrò partecipare.
Vieni a Touba! Lì c’è tutto quello che hai bisogno di sapere su Bamba.
E Dakar?
Qui non c’è niente! A Dakar Serigne Touba è stato torturato tre giorni dai padroni colonialisti. Ha vissuto dolori indicibili. Ecco perché succederà qualcosa di terribile a questa città. Ecco perché non possiamo chiamarla casa.

La stanza dove sedevamo non aveva porte ed era in cima a un palazzo a Ouakam, davanti al quale c’era la scritta “Aduna ay kërti këti la!” La vita è movimento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di uomini muridi scattati da un fotografo muride. Gli uomini non sorridevano e portavano i capelli come Koursiyou. Su un tavolino basso e impolverato ronzavano le mosche. Sopra c’era una brocca d’acqua e una piccola zucca piena di monete donate dai visitatori. Ero seduto su una sedia a forma di V.

 

Sei uno scrittore?
Sì.
Ci sono molte storie su Bamba. È stato scritto molto.
Scriverei lo stesso, avevo detto.
Certo. Ma devi sperimentare Serigne Touba in prima persona. È grazie a lui che so che la religione è vera.
Farò del mio meglio.
A questo punto Koursiyou si era alzato. Accanto a lui c’era una foto di Bamba in una cornice di plastica sporca. Dopo averla staccata dal muro, l’aveva pulita sui pantaloni prima di porgermela.
Guardalo finché non si rivela.

(Emmanuel Iduma)

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