Egitto, Amnesty: stop ai processi nei tribunali d’emergenza

di claudia

Amnesty International ha chiesto all’Egitto di porre fine ai processi in corso contro gli attivisti per i diritti umani tenuti utilizzando tribunali di emergenza, dopo che il Paese la scorsa settimana ha revocato lo stato di emergenza in vigore dal 2017. Sono molti gli attivisti, politici dell’opposizione e manifestanti che stanno ancora affrontando un processo davanti alla Corte d’emergenza per la sicurezza dello stato egiziano (Essc), dove Amnesty afferma che “i procedimenti sono intrinsecamente ingiusti”.

Secondo l’Ong l’Essc viola gli standard del giusto processo perché agli imputati viene negato il diritto di appellarsi alle loro sentenze davanti a un tribunale superiore.

“La buona notizia della fine dello stato d’emergenza è che non potranno più essere assegnati nuovi casi ai tribunali d’emergenza. Ma i processi in corso, aumentati negli ultimi tre mesi col rinvio a giudizio di una ventina di attivisti, esponenti politici di opposizione e difensori dei diritti umani, continueranno”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e sull’Africa del Nord di Amnesty International.

La richiesta di Amnesty arriva alla vigilia della nuova udienza del processo che vede imputati di fronte a uno di questi tribunali il blogger e attivista Alaa Abdel Fattah, il blogger Mohamed “Oxygen” Ibrahim e l’avvocato e direttore del Centro Adalah per i diritti e le libertà Mohamed Baker con l’accusa, politicamente motivata, di aver “diffuso informazioni false per minacciare la sicurezza nazionale” sui loro social media.

I tre imputati hanno trascorso oltre due anni in detenzione preventiva in condizioni terribili, privati di contatti regolari con le loro famiglie e del diritto di avere colloqui privati con i loro avvocati. Oltre a questi tre processi Amnesty International ha ricostruito altri 143 procedimenti assegnati ai tribunali d’emergenza dal 2017. In uno di questi è imputato anche l’attivista e studente dell’università di Bologna Patrick Zaki, in carcere in Egitto da più di un anno e mezzo.

Oltre all’impossibilità di ricorrere in appello a un tribunale di grado superiore, le procedure dei tribunali d’emergenza non riconoscono i diritti a un periodo di tempo adeguato per preparare la difesa, a comunicare coi propri avvocati difensori e a un’udienza pubblica. Alaa Abdel Fattah e Mohamed Baker non hanno colloqui privati coi loro legali dal mese di maggio.

Inoltre, riferisce Amnesty, i giudici dei tribunali d’emergenza respingono abitualmente le richieste degli avvocati di fotocopiare i fascicoli, che in alcuni casi sono di oltre 2000 pagine, imponendo loro di esaminarli durante le udienze. I procuratori e i giudici non forniscono copie dei capi d’accusa agli imputati e ai loro avvocati, compromettendo il diritto di essere informati sull’esatta natura e sulle ragioni delle imputazioni mosse contro di loro.

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