Covid-19, viaggiare in Africa? Ancora troppi ostacoli

di Valentina Milani
coronavirus

Attualmente sono 2,1 milioni i casi di covid-19 confermati in tutta l’Africa e 50.000 i morti, secondo i dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’Africa resta quindi meno colpita rispetto ad Europa e Stati Uniti. I Paesi con il più alto numero di contagi sono Sudafrica, Marocco ed Egitto.

Dall’inizio della pandemia, i governi africani hanno messo in atto misure restrittive differenti, calibrandole col passare del tempo a seconda dell’andamento della curva dei contagi nelle diverse nazioni. E se anche alcuni stati africani stanno, progressivamente, allentando la presa in termini di chiusure, molti ancora non rilasciano visti d’ingresso per turismo e, in ogni caso, su tutto il continente continua a gravare il divieto di fare viaggi, per esempio, al di fuori dell’Unione Europea. A tal proposito, scade proprio oggi il Dpcm messo a punto dal governo italiano il 3 novembre. Le regole del nuovo decreto, difficilmente, daranno il via a liberi viaggi all’estero. La regolamentazione in vigore fino ad oggi consente spostamenti dall’Italia all’Africa solo in due Paesi: Tunisia e Rwanda dove comunque sono previste restrizioni all’arrivo.

Per l’ingresso in Rwanda ai viaggiatori è, per esempio, richiesto di presentare un test PCR che ne attesti la negatività al covid-19 eseguito 120 ore prima della partenza. Vi è inoltre l’obbligo una volta giunti in Rwanda – anche per i passeggeri in transito- di sottoporsi ad un nuovo test PCR e di soggiornare, a proprie spese, in strutture appositamente individuate dalle autorità locali in attesa di ricevere i risultati.

In generale, si tratta di una situazione in continua evoluzione che è ben lontana dall’aver trovato un equilibrio: la diffusione del virus è ancora fuori controllo in diverse zone del pianeta e questo rende difficile fare previsioni circa riaperture turistiche. Ciò che si può fare, attualmente, è mappare una panoramica delle regole attualmente in vigore in alcuni dei Paesi africani maggiormente interessati, nella normalità, dai flussi turistici.

Va inoltre precisato che alcuni Paesi hanno sì riaperto i confini acconsentendo l’arrivo di turisti, ma richiedono la quarantena obbligatoria all’arrivo, in hotel, per 14 giorni. E questo rende difficile la possibilità di compiere soggiorni di breve termine.

Un simile caso è ben rappresentato da Mauritius che, nonostante sia aperto agli spostamenti internazionali, rimarrà impenetrabile per viaggi di piacere a breve termine a dicembre, poiché il governo ha deciso di prorogare le normative sulla quarantena fino al 15 gennaio 2021. Nel Paese, inoltre, è previsto lo screening sanitario all’arrivo, durante il quale è necessario presentare un certificato di risultato negativo del test PCR covid-19, condotto tra cinque e sette giorni prima dell’imbarco, oltre a fornire la prova dell’acquisto di un pacchetto di viaggio comprensivo di alloggio (su base di pensione completa) in un hotel designato per una quarantena obbligatoria di 14 giorni in camera. Sono previsti tre tamponi: uno all’arrivo, uno al settimo giorno e uno al quattordicesimo. In casi di risultato positivo, i viaggiatori saranno trasferiti in un istituto medico pubblico per il trattamento.

Il Governo del Madagascar ha annunciato che, come misura precauzionale per ridurre il rischio di contagi, non è consentito l’accesso ai passeggeri provenienti dall’Italia e da Germania, Belgio, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Russia e Ucraina. Per deroghe in presenza di casi eccezionali, si potrà contattare l’Ambasciata del Madagascar nel Paese di provenienza. Collegamenti aerei da altre destinazioni restano al momento attivi, pur con numerose e imprevedibili cancellazioni. A chiunque dovesse viaggiare verso il Madagascar è richiesto un tampone negativo al nuovo coronavirus (effettuato non oltre 72 ore prima del viaggio), e verrà richiesto di sottoporsi a nuovo tampone all’arrivo con obbligo di attesa dei risultati (normalmente 48 ore) nella struttura di residenza e acquisto di una scheda Sim locale per garantire la rintracciabilità.

Il governo del Mozambico ha autorizzato la ripresa dei voli internazionali per trasporto passeggeri da e per alcuni Paesi (Portogallo, Qatar, Turchia, Etiopia, Kenya, Sudafrica), su base di reciprocità. L’emissione di visti di ingresso per gli stranieri è ora formalmente ripresa, anche per motivi di turismo. Chi rientra in Mozambico dall’estero è obbligato a presentare prova di aver effettuato test al covid-19 (con esito negativo) nelle 72 ore precedenti alla partenza. È stato eliminato l’obbligo di quarantena domiciliare per chi presenti il test con risultato negativo. Coloro che dovessero presentare sintomi gravi, dopo apposito controllo medico, saranno trasferiti in centri di isolamento.

Per quanto riguarda lo Zimbabwe, le autorità locali hanno emanato, a settembre, un decreto, che introduce, a partire dal 1 ottobre, un generale alleggerimento dello stato di lockdown del Paese. Tutti gli aeroporti sono aperti ai voli nazionali e internazionali. I passeggeri prima di salire a bordo di un aeromobile dovranno produrre un certificato PCR covid-19 con esito negativo. I cittadini e i residenti che arrivano in Zimbabwe, indipendentemente dal fatto che abbiano viaggiato in aereo, su strada o in treno, potranno effettuare l’isolamento di 14 giorni presso il proprio domicilio, se asintomatici e in possesso di un certificato di Covid-19 con esito negativo, rilasciato nelle 48 ore precedenti. Se non possono produrre tale certificato, ma non presentano sintomi, saranno trattenuti in una struttura indicata dal locale Ministero della Salute fino a quando non potranno essere sottoposti al test. In caso di esito negativo, potranno effettuare l’isolamento di 14 giorni presso il domicilio. In caso di esito positivo, dovranno effettuare l’isolamento in luogo sempre indicato dal Ministero della salute.

Il Botswana ha avviato una graduale riapertura dei confini internazionali dal 9 novembre: i viaggi aerei sono ripresi all’aeroporto internazionale Sir Seretse Khama e negli aeroporti internazionali di Gaborone, Maun e Kasane. All’arrivo è necessario presentare un risultato del test PCR covid-19 negativo valido, condotto entro 72 ore dalla partenza per il Botswana e sottoporsi a uno screening sanitario. La quarantena di 14 giorni è obbligatoria nel caso in cui un viaggiatore manifesti sintomi da coronavirus.

I confini sudafricani sono riaperti a partire dal 1° ottobre a tutti i viaggiatori internazionali. Dall’11 novembre è venuta meno la distinzione fra Paesi ad alto o basso rischio. Sono ammessi in Sudafrica – quale che sia il Paese di provenienza – i viaggiatori in possesso di un test Covid-19 di tipo PCR con risultato negativo e risalente a non oltre 72 ore prima del viaggio. I viaggiatori che non siano in grado di produrre idonea certificazione saranno sottoposti ad un periodo di quarantena a proprie spese. All’arrivo viene misurata la temperatura dei passeggeri in arrivo e ne vengono esaminate le condizioni di salute; quanti presentano sintomi potenzialmente collegati al covid-19 verranno sottoposti a un test. In attesa dei risultati del test, e in caso di test positivo, i viaggiatori dovranno soggiornare in strutture per la quarantena obbligatoria, sostenendone le spese. I viaggiatori dovranno inoltre scaricare e installare sui propri telefoni cellulari la app “Covid Alert South Africa”. Anche per i passeggeri in transito in Sud Africa è richiesto un test PCR negativo effettuato da un laboratorio abilitato nelle 72 ore antecedenti il viaggio. A partire dal 17 giugno è consentito spostarsi liberamente tra le provincie sudafricane, tanto su terra quanto per via aerea, anche per turismo.

La Namibia ha annunciato nuovi protocolli di implementazione che guideranno l’iniziativa di rilancio del turismo internazionale del Paese. Queste norme sono in vigore dal 01/12/2020 fino al 25/01/2021. Nel contesto di un graduale rilassamento delle misure restrittive vigenti per contenere la diffusione del covid-19, è infatti consentito entrare in Namibia per ragioni lavorative, formative, di salute e per turismo. L’ingresso in Namibia è consentito senza alcuna restrizione a condizione di presentare un test negativo ottenuto 72 ore prima dell’arrivo. All’arrivo le autorità effettueranno un altro test: è pertanto previsto l’obbligo di osservare una quarantena presso una struttura registrata con il Ministero della Salute namibiano. Se il test risulta negativo potrà uscire dalla quarantena mentre se il test risulta positivo dovrà restare in quarantena fino a quando non si ottenga un risultato negativo. È previsto l’ingresso in Namibia per via aerea esclusivamente attraverso l’aeroporto internazionale “Hosea Kutako” di Windhoek e l’aeroporto di Walvis Bay.

Le frontiere del Kenya sono aperte per viaggi internazionali all’arrivo sono previste le seguenti procedure: screening sanitario e protocolli covid-19; fornire un certificato di test PCR negativo, ottenuto non più tardi di 96 ore prima della partenza dal proprio paese; la temperatura corporea deve essere inferiore a 37,5 ° C e i visitatori non devono avere tosse persistente, difficoltà respiratorie e altri sintomi simil-influenzali. Se viene segnalato un caso di coronavirus su un volo o se vengono rilevati i sintomi di cui sopra, tutti i passeggeri entro due file dal passeggero con i sintomi verranno messi in quarantena per i test negli hotel aeroportuali designati. Se i risultati del test sono negativi, potranno lasciare la struttura. I passeggeri che arrivano con voli internazionali sono tenuti a restare in quarantena per 14 giorni in una struttura designata dal governo o nella loro residenza in Kenya.

Dal primo ottobre le frontiere terrestri ed aeree dell’Uganda sono riaperte. Per l’ingresso nel Paese, è richiesta la presentazione di un test PCR che attesti la negatività al covid-19 eseguito 120 ore prima. Il regolamento di ingresso prevede, inoltre, il rilievo della temperatura corporea e la verifica di assenza di sintomi evidenti riconducibili al virus. Se ritenuto necessario dal personale sanitario presente in Aeroporto o ai posti di frontiera, i viaggiatori verranno sottoposti nuovamente ad un test covid-19 e, se positivi, soggetti a isolamento e trattamento medico (a proprie spese) presso le strutture ospedaliere autorizzate dal locale Ministero della Sanità. Coloro che si recano all’Aeroporto internazionale di Entebbe (o da lì provengano) durante le ore di coprifuoco, devono essere in possesso di documentazione valida (biglietto aereo, carta d’imbarco) in modo da giustificare il motivo dello spostamento.

Le autorità del Ghana hanno disposto la riapertura delle frontiere aeree del Paese a partire dal 1 settembre. Restano invece ancora chiuse fino a data da destinarsi le frontiere terrestri. Ai passeggeri in arrivo in Ghana viene innanzitutto misurata la temperatura, che deve essere inferiore ai 38° C; i viaggiatori dovranno mostrare un test covid-19 (PCR) negativo, effettuato non più di 72 ore prima della partenza dal paese di origine. Presso l’aeroporto stesso, tutti i passeggeri saranno sottoposti ad un nuovo test COVID-19 obbligatorio, a loro spese, i cui risultati saranno disponibili in 30 minuti. Il costo del test è di 150 dollari e deve essere pagato online prima dell’imbarco per Accra. Coloro che risultassero positivi verranno sottoposti a un’ulteriore valutazione clinica e al trattamento. Chi invece dovesse risultare negativo non dovrà effettuare il periodo di quarantena di 14 giorni.

Le frontiere terresti e marittime del Senegal restano chiuse, mentre sono ripresi i voli commerciali dal 15 luglio, con l’adozione di specifici protocolli sanitari e la limitazione di accesso nel paese per alcune categorie di passeggeri. Al momento, le compagnie aeree con destinazione il Senegal possono imbarcare solo alcune limitate categorie di passeggeri in arrivo dall’Italia (residenti e altri), come stabilito dalla circolare del Ministero del turismo senegalese n. 03/2020. In particolare, per i residenti è richiesta la carta di soggiorno senegalese, mentre per le altre categorie ammesse è necessaria una autorizzazione rilasciata dall’Ambasciata del Senegal a Roma o dal Consolato generale a Milano. In particolare, per poter arrivare in Senegal è necessario un test negativo covid-19 effettuato non oltre cinque giorni prima della data di partenza. I passeggeri in arrivo in Senegal dovranno inoltre compilare una dichiarazione disponibile sul sito dell’aeroporto di Dakar.

Al fine di contenere l’emergenza sanitaria dovuta al covid-19, il Marocco ha prorogato lo stato di emergenza sanitaria fino al 10 dicembre e adottato varie misure di contenimento, tra le quali restano in vigore l’obbligo di indossare mascherine di protezione all’esterno della propria abitazione, con pene per i trasgressori che possono variare da un periodo di detenzione da uno a tre mesi ad una multa in denaro; la chiusura di moschee e luoghi di culto;  a limitazione della capacità dei trasporti pubblici urbani ed interurbani; la chiusura dei confini. Dall’inizio di settembre, il Marocco ha inoltre consentito l’ingresso di cittadini stranieri non residenti, dietro presentazione di lettera di invito da parte di un’impresa marocchina o di prenotazione confermata in un albergo marocchino. Tuttavia, la Farnesina ricorda gli spostamenti da/per il Marocco, paese incluso nell’elenco E (“resto del mondo”), sono consentiti solo in presenza di precise motivazioni, quali: lavoro, motivi di salute o di studio, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Non sono quindi consentiti spostamenti per turismo. Per le categorie speciali di persone a cui è consentito l’ingresso in Marocco, vi è l’obbligo di disporre dei risultati di test PCR negativo il cui prelievo sia stato tassativamente effettuato nelle 72 ore precedenti l’arrivo nel Regno.

Le Autorità delle Seychelles, dal 1 ° giugno, hanno gradualmente iniziato a riaprire i propri confini ai visitatori provenienti da Paesi a basso rischio che viaggiano con jet privati ​​e voli charter diretti. Dopo aver implementato con successo questa prima fase, le Seychelles hanno riaperto ai voli commerciali dal 1 ° agosto 2020. I Paesi autorizzati a viaggiare nell’arcipelago sono stati divisi in due categorie. Al seguente link, l’elenco aggiornato http://tourism.gov.sc/covid-19-guidelines/ Per l’elenco dei Paesi consentiti di categoria 1 non è richiesta la quarantena. Per l’elenco dei Paesi consentiti di categoria 2: i visitatori sono tenuti a trascorrere le prime sei notti in una struttura designata, non possono lasciare i locali e devono rispettare tutte le condizioni in vigore presso la struttura. Il sesto giorno verrà eseguito un test PCR ripetuto. Se il risultato del test è negativo, i visitatori potranno continuare il viaggio programmato. Se il risultato del test è positivo, i visitatori dovranno soggiornare in un hotel designato fino a quando non saranno autorizzati dall’Autorità Sanitaria Pubblica.

Le restrizioni presenti da mesi nel continente africano, come in tutto il mondo, oltre alle limitazioni imposte al traffico aereo, stanno provocando un duro contraccolpo al settore turistico africano. Il World travel and tourism council (Wttc) stima che l’Africa perderà tra i 53 e i 120 miliardi di dollari di contributi al suo Pil nel 2020 a causa del crollo del turismo dovuto alla pandemia da Covid-19.

La International air transport association (Iata) ha infatti chiesto il controllo sistematico dei passeggeri prima della partenza. Ciò consentirà ai governi di aprire in sicurezza le frontiere senza quarantena e sostenere meglio gli sforzi di recupero. «Le misure di quarantena stanno paralizzando la ripresa del settore e ostacolando la sua capacità di sostenere lo sviluppo sociale ed economico. I test per covid-19 consentiranno all’Africa e al mondo di riconnettirsi e riprendersi in sicurezza», ha dichiarato Muhammad Albakri, vicepresidente regionale della Iata per l’Africa e il Medio Oriente.

(Valentina Giulia Milani)

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