Costa d’Avorio: dibattito e polemiche sul ritorno di Gbagbo

di Valentina Milani

Sta facendo molto discutere un articolo pubblicato dalla testata Africa Intelligence relativo al ritorno in patria dell’ex presidente Laurent Gbagbo. L’articolo delinea i dettagli di un presunto accordo sul suo ritorno entro fine giugno e di un presunto compromesso – di fatto un ricatto – nel quale Gbagbo dovrebbe farsi da parte nella vita politica ivoriana, pena l’attuazione della condanna a 20 anni di carcere per il caso del cosiddetto “scasso” della Banca centrale dell’Africa occidentale. Inoltre, secondo la testata, il rientro si dovrà fare nella discrezione, con l’accoglienza da parte di un comitato ristretto, mentre viene chiesto di non consentire manifestazioni di folla, nel timore che possano scatenare violenze tra simpatizzanti di schieramenti opposti.

“Tali ipotesi hanno del romanzo da due soldi. Ma fanno parte di un piano orchestrato per guastare il ritorno del presidente, un piano che non riuscirà”, ha detto a InfoAfrica Bernard Houdin, consigliere di Laurent Gbagbo.

Dal comitato organizzativo per il ritorno di Gbagbo, un comunicato a firma del portavoce Justin Katinan Koné smentisce categoricamente l’esistenza di un’intesa secondo la quale il presidente Gbagbo dovrebbe rimpatriale “alla chetichella”. “Il comitato organizzatore, le autorità governative e le persone incaricate della questione stanno ancora discutendo del ritorno e mai finora è stato accennato a un ‘format’ di accoglienza”, si legge nel comunicato, trasmesso alla nostra redazione.

Il comitato tiene inoltre a garantire che si sta adoperando per favorire un ritorno nella pace e nella serenità di Gbagbo, un ritorno “pienamente inserito nel processo di riconciliazione nazionale, in vista di una pace duratura in Costa d’Avorio”.

Da Abidjan, fonti di InfoAfrica confermano che l’arrivo di Laurent Gbagbo non potrà in alcun caso accadere bloccando le reazioni dei suoi simpatizzanti, nell’anonimato, senza una forte mobilitazione mediatica. “Gbagbo rimane Gbagbo: è molto popolare tra una parte degli ivoriani. Forse è l’uomo più popolare della Costa d’Avorio. La sua assoluzione da parte della Corte penale internazionale lo ha trasformato da boia a vittima. Il suo ritorno avrà l’attenzione di tutta la stampa, sia nazionale che internazionale”, ha detto a InfoAfrica una fonte indipendente da Abidjan.

Lo scorso 31 marzo, la camera d’appello della Cpi ha confermato l’assoluzione di Gbagbo e dell’ex capo dei Giovani Patrioti Charles Blé Goudé, pronunciata in primo grado il 15 gennaio 2019.

Incriminati per quattro capi d’accusa di crimini contro l’umanità – omicidi, stupri, persecuzioni e altri atti disumani – Gbagbo e Goudé, sono stati assolti nel gennaio 2019 e rilasciati con la condizionale un mese dopo. I due uomini, che hanno trascorso rispettivamente circa 9 e 6 anni in detenzione, sono stati giudicati non colpevoli di crimini contro l’umanità commessi nel 2010 e nel 2011 durante le violenze post-elettorali in Costa d’Avorio, nate dal braccio di ferro tra il presidente uscente e il rivale Alassane Ouattara, dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali, un risultato che Gbagbo contestò con forza. Nelle violenze tra fazioni rivali furono uccise circa 3.000 persone.

A settembre 2019, otto mesi dopo l’assoluzione, la procuratrice della Cpi Fatou Bensouda ha fatto ricorso e chiesto l’annullamento della sentenza e un nuovo processo ritenendo che giustizia non fosse stata fatta e segnalando irregolarità nel procedimento, soprattutto nella valutazione delle prove e delle testimonianze. I due accusati sono stati definitivamente liberati e non potranno più essere processati per i reati contestati presso la Corte internazionale. 

(Céline Camoin)

Condividi

Altre letture correlate: