Burundi – Inizio campagna referendaria. Clima teso

di AFRICA

Le autorità burundesi lunedì hanno arrestato un membro del partito al potere CNDD-FDD per aver esortato i simpatizzanti del partito a “gettare nel Lago Tanganyika gli esponenti dell’opposizione”. Un accadimento che testimonia il clima di tensione che sta vivendo la nazione della Regione dei Grandi laghi in vista del referendum costituzionale previsto per il 17 maggio, la cui campagna elettorale inizia ufficialmente oggi.

Le violente dichiarazioni di Melchiade Nzopfabarushe, avvenute durante un comizio nel villaggio di Kabezi vicino alla capitale Bujumbura, riportano alla mente lo spettro degli scontri a sfondo etnico avvenuti durante la sanguinosa guerra civile conclusa nel 2005, in cui persero la vita 300mila persone.

Il partito CNDD-FDD del presidente Pierre Nkurunziza, si è subito dissociato e ha chiesto alla giustizia di perseguire qualsiasi caso di “linguaggio divisivo” usato dai politici durante la campagna del voto referendario, grazie al quale il capo di stato burundese (in carica dal 2005 e a metà del terzo mandato) potrebbe mantenere la poltrona fino al 2034. Ma la campagna referendaria è iniziata già da tempo e gli oppositori sono stati minacciati più volte, soprattutto dagli “imbonerakure”, la lega giovanile del partito.

Il Burundi è piombato nel terrore dopo il colpo di mano attuato da Nkurunziza nel 2015, quando al termine del suo secondo mandato, si è fatto rieleggere in modo illegale reprimendo con violenza ogni forma di dissenso. Stando alle stime, almeno 430mile persone sono scappate dal paese e una commissione Onu, oltre a numerose Ong, hanno denunciato torture, arresti e maltrattamenti ai danni degli oppositori.

A 20 giorni dal voto, il mensile Jeune Afrique ricorda che la riforma costituzionale cancella di fatto i contenuti degli accordi di pace di Arusha del 2000 e dà potere assoluto a Nkurunziza e al suo partito.

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