Benin, passione baseball

di AFRICA

Tutto è cominciato con un viaggio umanitario in Africa occidentale di due amici statunitensi appassionati di baseball. Lo scorso anno è toccato a una dozzina di giovani del Benin recarsi in Minnesota per partecipare a un torneo. Una storia di sport e di riscatto sociale.

Akakpo Fidèle, piedi ben piantati per terra, mazza salda tra le mani, colpisce la palla con decisione: una battuta perfetta che suscita l’entusiasmo degli spettatori. Mamadou, invece, sbaglia il lancio e abbassa la testa con sconforto. A incoraggiarlo c’è il coach Fernard Attanon, 32 anni, sguardo attento, tuta sportiva, occhiali a specchio e berretto d’ordinanza: il pilastro su cui poggia l’unica squadra di baseball di questo lembo d’Africa, la Benin Baseball. Il mercoledì pomeriggio è il giorno riservato agli allenamenti dei ragazzini tra i 10 e i 12 anni. Il luogo del ritrovo è un campo spelacchiato di terra battuta adiacente al Collège Le Nokoué di Cotonou.

Stravagante idea

«Chiediamo alle scuole la possibilità di utilizzare i loro spazi così da poter promuovere la nostra società sportiva tra gli studenti», spiega Fernard mentre controlla a vista i giocatori intenti a correre e a lanciare palle ovunque. «In tutto abbiamo una settantina di atleti, ma la schiera dei giocatori continua a crescere». Un vero successo, se si considera che fino a poco tempo fa il baseball in Benin era totalmente sconosciuto.

«Tutto è cominciato nel 2010 con l’arrivo di due cooperanti americani, Wally Langfellow e Gary Tonsager, giunti a Cotonou per promuovere una campagna sanitaria contro le malattie degli occhi – racconta l’allenatore –. Wally, giornalista, si occupava della comunicazione del progetto. Gari, oculista, si dedicava agli aspetti sanitari. Io ero stato ingaggiato da loro come traduttore… Trascorrendo molto tempo assieme, i due americani mi avevano anche parlato della loro grande passione per il baseball, uno sport di cui ignoravo le regole e che avevo visto solo in qualche film. Un giorno, parlando dei problemi e delle potenzialità dei giovani di Cotonou, fecero una proposta stravagante: perché non creiamo un’associazione per promuovere questo sport in Benin? Tu potresti esserne il gestore, noi ti aiuteremo a crearla e a farla crescere».

Lezioni da coach

Da quel momento tutto è cambiato nella vita di Fernard, allora neolaureato in Commercio internazionale: «Non riuscivo a trovare lavoro, mi sono quindi lanciato nell’impresa». È così che, senza pensarci due volte, i tre amici si mettono subito all’opera. Fernard vola negli Usa, grazie al sostegno finanziario di Wally e Gary, e frequenta a Robbinsdale un corso di cinque settimane per ottenere la licenza da istruttore. Tornato nella sua città natia, incontra i dirigenti delle scuole per avviare una collaborazione e dare vita a un vero e proprio circolo virtuoso. Oltre a coinvolgere giovani giocatori, inizia infatti anche la ricerca e la formazione di altri allenatori. «Voglio ottenere la qualifica di trainer – dice Frank, 35 anni –. Durante il giorno devo lavorare, faccio il venditore ambulante, ma alla sera mi metto a studiare i manuali che illustrano regole e schemi del baseball. E ogni domenica mi alleno duramente con gli altri aspiranti istruttori».

L’obiettivo è formare tanti coach. «Almeno uno per ogni città del nostro Paese, per poi creare diverse squadre», chiarisce il diciannovenne Benice Artouzoun, che oggi affianca Fernard in veste di aiuto allenatore. «Il nostro sogno è organizzare un torneo nazionale, forse entro la fine del 2017 ce la facciamo. Ma vorremmo anche creare una federazione di baseball del Benin e competere a livello internazionale», aggiunge con tono entusiasta.

Palestra di vita

Sognatori? Tutt’altro. I ragazzi sono sulla buona strada. Hanno già formato sei coach e trasformato la “Baseball in Benin” da semplice società sportiva a organizzazione non profit ufficialmente riconosciuta dalle autorità, che promuove lo sport anzitutto per il riscatto sociale dei giovani meno fortunati. «Molti dei nostri atleti provengono da famiglie povere e vivono in situazioni di disagio e marginalizzazione sociale», chiarisce Fernard. «Durante gli allenamenti i bambini ritrovano la serenità e dimenticano per qualche ora le dure realtà che vivono a casa. Ci occupiamo degli aspetti ricreativi e sportivi. Ma ci stanno a cura anche quelli educativi e psicologici. In cambio lavoriamo per lenire le ferite dello spirito, forgiare il carattere dei bambini più fragili e vulnerabili. Il baseball aiuta a sviluppare capacità fondamentali per la formazione dei futuri uomini: concentrazione, gioco di squadra e leadership».

«”Baseball in Benin” è una vera e propria palestra per la vita – prosegue Benice . La formazione di altre squadre servirà infatti anche per far crescere i piccoli giocatori tramite il confronto con gli altri».

Sognando l’America

Proprio come è successo in occasione del viaggio in America. «Lo scorso anno i nostri 12 migliori giocatori, supportati da Wally e Gary, hanno avuto la possibilità di partecipare al Wood Bat Charity Tournament di Robbinsdale, un grande torneo che si svolge ogni anno estate in Minnesota. Sono arrivati terzi ed è stato un vero successo. Oltre all’ottima posizione raggiunta, hanno finalmente potuto visitare un posto diverso da Cotonou!».

Isac Mahounou è uno dei piccoli campioni in erba che ha avuto la fortuna di volare gli Usa. «È stato fantastico! – racconta –. Ho conosciuto tanti ragazzi della mia età e mi sono confrontato con loro sia sul gioco che su tante altre cose. Mia mamma lavora al mercato e mio papà fa l’autista, ho tre fratelli. Non avrei mai avuto una simile opportunità se non ci fosse stato il baseball», dice mentre freme per raggiungere i compagni, vestiti di tutto punto con le divise bianche e verdi della sua squadra.

Naturalmente decine di altri giovani di Cotonou sognano l’America. Per il momento, gli unici sponsor di “Baseball in Benin” sono i due amici statunitensi, ma i ragazzi di Cotonou si stanno dando da fare per cercarne altri. «Dobbiamo assolutamente trovare altri donatori – chiosa Fernard –. In gioco c’è molto di più della possibilità o meno di praticare questo sport… C’è l’occasione di riscatto di tanti ragazzi che meritano una chance». Per chi vuole aiutare: www.baseballinbenin.org

(Valentina G. Milani – foto di Bruno Zanzottera)

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