25/06/14 – Nigeria – La missionaria: i rapimenti risveglino le coscienze

di AFRICA

 

“Solo un risveglio delle coscienze ci può salvare” dice alla MISNA suor Caterina Dolci, missionaria in Nigeria per quasi 28 anni. Dell’ultimo sequestro, decine di donne, ragazze e ragazzi portati via da un villaggio dello Stato di Borno, lo stesso dove studiavano le liceali di Chibok, si è saputo ieri.

“L’unica speranza – dice suor Caterina – è che questo nuovo caso riaccenda lo sdegno e la protesta, scatenando quella ribellione che le manifestazioni di aprile e maggio a Lagos e ad Abuja avevano lasciato immaginare”.

Dell’ultimo sequestro la missionaria ha saputo attraverso le sue consorelle nigeriane, Suore del Bambin Gesù. Da qualche mese suor Caterina è in Italia, a Bergamo, ma la Nigeria la porta nel cuore. “Boko Haram – dice – sta cercando di distruggere questo splendido paese, forse anche per motivi politici, per dimostrare l’incapacità del presidente Goodluck Jonathan e del suo partito a pochi mesi dalle elezioni”.

Secondo la missionaria e le sue consorelle, contattate quotidianamente nel nord e nel centro della Nigeria, negli Stati di Plateau, Taraba e Adamawa, la lotta per il potere è avvelenata dalla miseria e dalla vulnerabilità della popolazione. “Le regioni del nord-est dove Boko Haram è nato sono le più povere del paese – sottolinea suor Caterina – e sono davvero tanti i giovani disoccupati disposti a prendere le armi in cambio di un po’ di soldi”.

Negli ultimi mesi, però, qualcosa è sembrato cambiare. Il rapimento delle oltre 200 studentesse della scuola di Chibok, avvenuto la notte tra il 14 e il 15 aprile, ha innescato una mobilitazione senza precedenti. L’hashtag di Twitter #BringBackOurGirls ha fatto il giro del mondo. Segnalando forse, suggerisce suor Caterina, l’inizio di un risveglio nigeriano. “Con i rapimenti di queste ragazze – sottolinea la missionaria – Boko Haram colpisce l’immaginario collettivo e acquisisce visibilità ma rischia anche di far capire ai nigeriani che non possono subire in eterno restando passivi”.

L’ultima scossa potrebbero darla i fatti di Kummabza, un villaggio situato a circa 150 chilometri di distanza da Maiduguri, la capitale di Borno. Secondo le testimonianze degli abitanti, uomini armati hanno portato via con sé 90 persone tra donne, ragazze e ragazzi. “Rapiti – dice suor Caterina – non perché studiare sia ‘un peccato’, come sostiene Boko Haram, ma perché restino incapaci di ribellarsi”. – Misna

 

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